Il tema dell'autorità e del potere è estremamente importante nella concezione anarchica. Purtroppo non tutti coloro che si definiscono anarchici hanno operato talune distinzioni che pure sono necessarie, se non indispensabili, per chiarire i termini della questione.
Gli anarchici, senza alcuna differenza di orientamento personale, sono tutti contrari al potere inteso come dominio esterno di una persona o entità su un'altra persona o comunità di persone.
Questo perché essi ritengono che tutti gli individui debbano godere della facoltà di decidere sulle proprie scelte (personali e sociali) e che, a seguito di queste libere scelte, un ordine spontaneo emergerebbe.
La massima forma attuale di potere inteso come dominio esterno è rappresentata dallo Stato e per questo tutti gli anarchici sono per il superamento della forma statale di organizzazione sociale.
Quello che però non è chiaro a molti che si proclamano anarchici e a quasi tutti coloro che rifiutano l'anarchia e si oppongono strenuamente ad essa, è il fatto che gli anarchici non sono affatto contro il potere inteso come autorità (competenza) a cui si fa liberamente riferimento e di cui si seguono volontariamente le indicazioni. Su questo Bakunin (Documento 19) è stato estremamente chiaro.
Questo fraintendimento e questa incomprensione nascono forse dal fatto che dal termine autorità trovano origine due parole in un certo senso contrapposte: autoritarismo, che gli anarchici unanimemente rifiutano, e autorevolezza, che nessuno, a meno di essere un presuntuoso ignorante, è incline a rigettare.
Una volta chiarito questo aspetto, si è meglio preparati ad affrontare il tema dell'ordine, vale a dire che cos'è l'ordine e da dove esso sorge.
Anche in questo caso, il pensiero libertario ha qualcosa da offrire che è meglio e più duraturo del pensiero autoritario.
Innanzitutto, non si può definire ordine una situazione in cui moltissime persone sono sfruttate, mancano del necessario per vivere, soffrono di gravi ingiustizie e vedono la loro libertà notevolmente limitata. Nella maggior parte delle società, rette in maniera più o meno autoritaria, l'ordine è caratterizzato proprio da questi aspetti: una massa succube e silenziosa, sottoposta ai comandi di una ristretta cerchia di persone, che siano elette o no, poco importa perché poco cambia nella sostanza.
Ecco perché l'“ordine” per alcuni rappresenta il “disordine” per altri e viceversa (Documento 23).
La soluzione per alcuni libertari è che ognuno sia libero di crearsi il suo proprio ordine, senza interferire con le decisioni altrui riguardanti la loro vita e il loro modo di organizzarsi socialmente. In sostanza, a ciascuno l’ordine da lui voluto. Nulla a che vedere con il cosiddetto « ordine » da altri imposto. Anche nella vita quotidiana, ognuno mette ordine alle sue cose e avverte l’ordine imposto dagli altri alle proprie faccende o ai propri oggetti come una imposizione inaccettabile.
Questa posizione è, in definitiva, la soluzione di tutti i libertari e si racchiude nella famosa frase di Proudhon; “La libertà è la madre, non la figlia, dell'ordine” (Solution du problème social, 1848).
In effetti, è evidente a tutti che laddove ci sono imposizioni là troviamo disordine sotto forma di scontri e di violenza tra le parti, scontri che hanno termine solo con la fine delle imposizioni. E anche nel caso di patologie personali o di gruppo che portano all'uso gratuito e insensato della violenza, un ordine può nascere solo attraverso l'uso di strumenti persuasivi non-repressivi (Documento 29).