Gian Piero de Bellis

Libertaria
Presentazione

(2020)

 



Nota

Testo di presentazione della Antologia Libertaria in cui si chiariscono l'origine e gli scopi della presente raccolta di testi.

 


 

Nel mese di Maggio 2017 è apparsa presso D Editore una antologia dal titolo Panarchia. In essa, vari autori, dell’ottocento fino ai giorni nostri, presentavano una idea che può apparire a prima vista abbastanza strana, ma che, ad una esame più attento, si rivela estremamente interessante. L'idea è che il modo migliore per far convivere, in maniera armoniosa, su uno stesso territorio, persone di diverso orientamento culturale e politico, è far sì che ognuna sia libera di formare o scegliere la comunità di cui vuole far parte, attenendosi alle sue regole e forme organizzative, senza intromettersi o ostacolare i modi di vita dei membri delle altre comunità autonome. Un po’ come si aderisce ad una Chiesa, ad una religione o come, negli ultimi decenni, si sceglie una tra le tante compagnie dei telefoni, la cui sede amministrativa non è o non deve necessariamente essere situata nel paese in cui vive l’utente.

Alcuni dei documenti contenuti in quella antologia sono stati scritti da autori che si richiamavano espressamente alla concezione anarchica. Degno di nota, in particolare, è il caso di Max Nettlau, il massimo storico dell’anarchia e uno dei suoi esponenti più interessanti e anti-convenzionali.
Andando a scavare nell’immenso giacimento di scritti anarchici prodotti da centinaia di pensatori e protagonisti della storia dell’anarchia, ho quindi notato, sempre più, che l’Anarchia esprime, in maniera costante, anche se non sempre del tutto evidente, quello che la Panarchia indica nel modo più chiaro possibile. E cioè che la libera sperimentazione di comunità volontarie a base non territoriale rappresenta la soluzione migliore (più umana e più funzionale) per la vita in società. Soprattutto in società variamente articolate, estremamente complesse e tecnologicamente avanzate.

Ecco allora che è nata l’idea di questa nuova antologia che continua il discorso iniziato con quella precedente e allarga la visuale per comprendere i molteplici aspetti che fanno parte della vita quotidiana delle persone e delle comunità. Il titolo Libertaria (sulla scia del Libertaire di Joseph Déjacque e poi di Sébastien Faure) intende chiarire fin dall'inizio che il filo conduttore è quello della libertà dell'essere umano, la libertà di sperimentare vari stili di vita e aderire, dappertutto, ad una o più comunità autonome, sulla base di scelte libere e volontarie. Infatti, la libertà del singolo è il presupposto, necessario e indispensabile, per la nascita di molteplici e variegate comunità volontarie, al posto degli attuali stati cosiddetti nazionali, che uniformano le persone e centralizzano le decisioni, imposti a tutti coloro che vivono in un dato territorio.

Il progetto iniziale di questa antologia prevedeva la traduzione di alcuni scritti finora non disponibili in lingua italiana o disponibili in versioni ridotte o privi della benché minima nota. Nel corso del tempo e con l’avanzare delle ricerche, il volume unico previsto si è trasformato in 5 volumi con 300 documenti suddivisi in 22 temi. Nonostante la sua ampiezza, che ne fa una delle antologie sull’anarchia più voluminose al mondo, parecchi altri autori e scritti avrebbero potuto trovarvi posto. Ma questo sarà, mi auguro, il compito di futuri ricercatori e traduttori.

Il motivo principale che ha spinto alla produzione di questa antologia è costituito dal fatto che molti hanno dell’anarchia una nozione assai superficiale e, molto spesso, del tutto distorta. La propaganda martellante da parte dello Stato nel corso di decenni e l’approccio estremamente passionale e scarsamente razionale di numerosi auto-proclamati anarchici hanno minato alla base l'anarchia, come concezione e come pratica, e la sua capacità di attrazione. Adesso, in una fase storica di crisi profonda dello Stato centrale territoriale, è tempo di riportare alla luce scritti che hanno una freschezza e una lucidità straordinarie e che, per questo, costituiranno forse motivo di disturbo teorico e pratico per molti anarchici tradizionalisti e anti-anarchici viscerali.

Il sottotitolo, Una antologia scomoda, chiarisce fin dall’inizio le intenzioni di questa opera. La maggior parte degli scritti contenuti in questa antologia saranno del tutto indigesti per molti anti-anarchici (di professione o occasionali) posti di fronte al messaggio che, quello che vogliono davvero gli anarchici, è di essere lasciati in pace a vivere le proprie convinzioni. Allora apparirà del tutto evidente che il pensiero e la pratica degli anti-anarchici si basa sul riconoscimento, da parte loro, della validità e legittimità di comportamenti autoritari e padronali di cui il loro Stato è la massima espressione. Posizione del tutto sgradevole e riprovevole per qualsiasi persona morale e razionale.

Ma l’antologia sarà indigesta anche a quanti si professano anarchici e pensano che, attraverso comportamenti aggressivi, prepotenti e violenti, saranno in grado di diffondere le loro idee e convinzioni. Costoro hanno rappresentato e rappresentano una sciagura per l’autentica anarchia perché, con il loro modo di fare (egoismo, menefreghismo, violenza gratuita e sconsiderata) giustificano l’esistenza di un potere autoritario, lo Stato, che ha allora buon gioco nel presentarsi come ente benefico, altruista, promotore dell’ordine.

Al contrario, coloro che non si definiscono apertamente anarchici o libertari, ma vogliono gestire la propria vita in prima persona, in maniera autonoma, senza sfruttare o essere sfruttati, non troveranno nulla di scomodo in questa antologia. Costoro sono gli individui che, al di là e al di fuori di qualsiasi etichetta e qualifica, costruiranno le future comunità volontarie. A quel punto anche il termine anarchia uscirà di scena perché sarà scomparso il fattore di disturbo e di ostacolo (lo Stato padrone) alla formazione di esseri pienamente umani.

 


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