Gian Piero de Bellis

Lavoro - Attività
Introduzione

(2022)

 



Nota

Antologia Libertaria. Introduzione al tema : Lavoro - Attività.

 


 

Gli anarchici hanno assegnato una grande importanza al tema del lavoro, in una maniera talmente originale che, più che di lavoro, si può parlare per essi di fine del lavoro.

Una delle proposte centrali della concezione anarchica è il superamento della divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, tema trattato in maniera mirabile soprattutto da Kropotkin (documento 16). Ad esso, questo pensatore ha associato la fine della divisione tra lavoro agricolo e lavoro industriale con il superamento della divisione tra campagna e città.

La scomparsa della divisione manuale/intellettuale prelude e rende possibile la fine dei rapporti permanenti di dipendenza di chi è diretto nei confronti di chi dirige. Tutti sono messi in grado di intervenire, con conoscenza di causa, nei processi produttivi e le differenze deriveranno dai tipi di competenza e non dall’assenza o meno di conoscenze.

Chiaramente, il passaggio successivo è la fine generalizzata del lavoro dipendente salariato. Chi sa non aspetta ordini ma partecipa con altri al processo produttivo e alle decisioni ad esso relative. Si vedano a questo riguardo i testi di Ernest Lesigne (documento 19) e di Miguel Giménez Igualada (documento 23). Inoltre, come proposta pratica del tutto affascinante, abbiamo l’esperienza di Ralph Borsodi (documento 21) che mostra come lavorare per sé (homesteading) sia una soluzione non solo interessante e appagante ma anche economicamente conveniente.

Arriviamo così alle proposte più radicali quali la fine dei lavori insensati (i bullshit jobs) sostenuta da David Graeber (documento 20) e la fine tout court del lavoro sostenuta da Bob Black (documento 25).
Nonostante la sua formulazione paradossale, la tesi della fine del lavoro non ha nulla di stravagante, di irrealizzabile o di assurdo. In effetti, con la fine del lavoro (subordinato, ripetitivo, alienante) resa possibile dal progresso culturale e tecnologico, diamo spazio alle attività (varie, interessanti, appaganti) che permettono di sostenere una esistenza in cui gli sprechi sono inesistenti o ridotti al minimo e la qualità della vita è sviluppata al massimo (salute fisica e mentale).

Una conseguenza molto importante di tutto ciò è la scomparsa di tutti quei professionisti che abbondano nella società moderna e che vogliono guidare la nostra vita dall’alto della loro supposta competenza. In realtà essi sono i portavoce di una società burocratizzata (avvocati, notai, commercialisti, fiscalisti) che ha reso l’individuo dipendente dalle ricette del professionista con il camice bianco (ad es. il medico) o con il colletto bianco (ad es. l’economista). Si veda a questo riguardo il penetrante scritto di Ivan Illich (documento 24).

Ecco allora tutto un insieme di proposte, da attuare quanto più possibile, nella misura voluta:

  • Fine della divisione manuale/intellettuale
  • Fine del lavoro dipendente salariato
  • Fine del lavoro ripetitivo e alienante
  • Fine delle occupazioni inutili e insensate
  • Fine delle professioni invalidanti 
la cui attuazione permetterebbe alle persone, anche a quelle che da queste situazioni ricavano attualmente un profitto prettamente materiale, di vivere una vita pienamente e gioiosamente umana.

 


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