Nota
Un grande drammaturgo e una vicenda che smaschera la miseria morale di un popolo che antepone la sicurezza economica alla ricerca della verità e alla pratica dell'onestà.
Fonte: Estratto da, Henrik Ibsen, En folkefiende (Un nemico del popolo), 1882.
Presentazione di Emma Goldman
In quel grande dramma (Un nemico del popolo) Ibsen compie gli ultimi riti funerari su un sistema sociale in decadenza e prossimo a morire. Da queste ceneri nasce l’individuo rigenerato, il ribelle coraggioso e audace. Il dottor Stockman, un idealista ricco di empatia e di spirito di solidarietà sociale, è chiamato nella sua città natale come responsabile medico delle Terme. Ben presto scopre che queste sono state costruite su terreni paludosi e che, invece di rigenerare il corpo, le persone che vi affluiscono, incamerano piano piano nel loro corpo materie tossiche.
Uomo onesto, dalle forti convinzioni, il dottore ritiene suo dovere far sì che quanto da lui scoperto sia reso noto a tutti. Però, ben presto scopre che i percettori di dividendi e profitti non sono affatto interessati né alla salute delle persone né al rispetto dei principi. Anche i riformatori presenti in città, rappresentati dai giornalisti della Voce del Popolo, sempre pronti a blaterare di devozione verso popolo, ritirano il loro sostegno a questo “sconsiderato” idealista, quando capiscono che la scoperta del dottore potrebbe gettare cattiva luce sulla loro cittadina e danneggiare le loro tasche.
Ma il dottor Stockmann ha fiducia nei suoi concittadini. Almeno loro lo ascolteranno. Però, anche qui, ben presto, egli si ritrova solo. Non riesce neanche a trovare un locale dove far conoscere la sua grande verità. E quando, alla fine, lo trova, è sommerso da insulti e derisioni, come Nemico del Popolo.
Il dottore, così fiducioso che avrebbe trovato negli abitanti della sua città l’aiuto per eliminare il male, è presto relegato in una posizione solitaria. L’annuncio della sua scoperta porterebbe ad una perdita di denaro per la città, e questo motivo spinge i funzionari municipali, i bravi cittadini e le persone dall’animo riformatore, a soffocare la voce della verità. Egli si trova di fronte una compatta maggioranza, abbastanza priva di scrupoli al punto da voler costruire la prosperità della città su un pantano di bugie e di inganni. Il dottore è accusato di voler rovinare la comunità. Ma per lui “non ha alcuna importanza che una società fondata sull'inganno vada in rovina. Anzi, io dico che bisogna distruggerla, abbatterla dalle fondamenta! Tutti coloro che vivono e prosperano di questi inganni dovrebbero essere tolti di mezzo come si fa con gli insetti nocivi! Siete voi che alla fine avvelenerete tutto il paese. È per colpa vostra ch'esso meriterà ben presto di scomparire!”
(Emma Goldman, The Modern Drama. A powerful dissemination of radical thought, 1914)
Dall'Atto IV
BORGOMASTRO : In considerazione degli stretti legami di parentela che notoriamente sussistono fra me e il medico dello stabilimento termale attualmente in carica, avrei preferito astenermi dal prendere stasera la parola. Ma la relazione che io intrattengo, data la mia carica, con la Direzione delle Terme e la preoccupazione per i fondamentali, primari interessi della città mi inducono, anzi mi costringono a fare una proposta. Sono convinto che i cittadini qui presenti, tutti senza eccezione, sarebbero decisamente contrari a veder divulgate notizie esagerate e non del tutto fondate concernenti le condizioni igieniche delle nostre meravigliose Terme.
MOLTE VOCI : Giusto! Sì ! No, non lo vogliamo! Ha ragione il Borgomastro! È uno scandalo!
BORGOMASTRO : Perciò io propongo che l'assemblea non consenta al medico dello stabilimento di leggere o di esporre la sua relazione.
STOCKMANN (scoppiando) : Come… non consenta?... Ma cosa intendi con ciò?
(dominandosi) Ah, che l'assemblea non consenta, è così?
BORGOMASTRO : Nella mia dichiarazione pubblicata sulla Voce del Popolo ho fornito ai lettori i dati essenziali, affinché tutti i cittadini non prevenuti possano facilmente formarsi un loro giudizio. A chi legge quell'articolo risulterà chiaro che il progetto del medico dello stabilimento punta sostanzialmente - a parte la richiesta di un voto di sfiducia nei confronti dell'amministrazione comunale - ad accollare ai contribuenti un'inutile spesa supplementare di almeno centomila corone. (voci, grida di dissenso, fischi)
ASLAKSEN (il tipografo del giornale la Voce del Popolo) (scuotendo la campanella) : Silenzio! Signori! Io mi permetto di sostenere la proposta del signor Borgomastro. Anche io sono dell’opinione che l’agitazione provocata dal dottor Stockmann celi qualche fine recondito, lo penso in verità anch'io. Egli parla delle Terme, ma è una rivoluzione a cui egli mira, Signori! Ah, ho capito il suo gioco: egli vuole che il potere passi in altre mani, proprio questo! Oh, intendiamoci, nessuno diffida della rettitudine del dottore e dell'onestà delle sue intenzioni. A questo riguardo, sia chiaro, non ammetto alcun dubbio. Per il resto, sono anch'io un fautore dell'autogoverno comunale, purché non costi troppo ai contribuenti. Ma questo, ecco, è proprio il nostro caso... e perciò, che io sia dannato - chiedo scusa, sono anch'io un po' troppo impulsivo - perciò, dicevo, stavolta non posso proprio essere d'accordo con il dottor Stockmann. Ci sono cose a questo mondo che semplicemente costano troppo - e allora mi rifiuto. (vivaci assensi da tutte le parti)
HOVSTAD (l’editore del giornale la Voce del Popolo) : Anch'io sento il dovere di chiarire la mia posizione. All'inizio, per un momento, pareva che l'azione del dottor Stockmann dovesse avere un grande seguito e io l'ho appoggiata, non lo nego, con spirito d'imparzialità e con tutte le mie forze. Ma quando abbiamo scoperto che ci eravamo fatti sviare da una falsa esposizione dei fatti…
STOCKMANN : Cosa? Falsa!
HOVSTAD : Forse non falsa, ma imprecisa. Del resto ce l'ha dimostrato la relazione del signor Borgomastro. Spero che qui, in questa sala, nessuno metta in dubbio le mie idee progressiste. La posizione della Voce del Popolo nelle grandi questioni politiche è troppo nota perché io debba stare qui a illustrarla. Ma è proprio da alcuni grandi uomini che mi sono stati maestri, da uomini d'esperienza e di buon senso, che ho imparato che un giornale, nelle questioni schiettamente locali, deve procedere con una certa prudenza.
ASLAKSEN : Concordo pienamente con l'oratore.
HOVSTAD : Senza contare, poi, che in questo caso il dottor Stockmann, mi pare sia chiaro a tutti, si è posto, deliberatamente contro l'opinione pubblica. E qual è, signori, il primo e più alto dovere di un redattore? Non è forse quello di svolgere il suo lavoro in armonia con i suoi lettori? Un giornalista non ha forse ricevuto una sorta di tacito mandato, di operare lealmente e senza sosta a beneficio di coloro di cui incarna le convinzioni? Sbaglio forse a pensare così?
MOLTE VOCI : No, no, giusto! Bravo Hovstad! Hovstad ha ragione!
HOVSTAD : Devo poi aggiungere, signori, una penosa confessione di carattere strettamente personale. Non è stato affatto facile rompere i ponti con un uomo che mi aveva accolto con fraterna ospitalità nella sua casa, con un uomo che fino ad oggi ha goduto, con pieno diritto, della stima e della considerazione di tutti i suoi concittadini... un uomo, signori, la cui unica colpa, o almeno la cui colpa maggiore, è forse quella di ascoltare la voce generosa del suo cuore piuttosto che i pacati consigli della ragione.
VOCI (qua e là) : Ben detto! È vero! Viva il dottor Stockmann!
HOVSTAD : Ma i miei doveri verso la società tutta mi hanno costretto a troncare con quest'uomo. E poi c'è un'altra ragione che mi spinge ad oppormi al dottor Stockmann, per cercare di distoglierlo, se possibile, dalla strada fatale che ha imboccato: ed è il riguardo, la preoccupazione per la sua stessa famiglia...
STOCKMANN : Hovstad, per piacere, restate al tema delle condutture e delle acque malsane!
…
ASLAKSEN : Metto ai voti la proposta del signor Borgomastro.
STOCKMANN : Non ne vale la pena, Signor Aslaksen. Tanto, adesso non ho più intenzione di parlare del marciume delle nostre Terme. No, è qualcosa d'altro, di ben altro che voglio farvi ascoltare.
BORGOMASTRO (a mezza voce) : Beh, e adesso cosa vuol tirar fuori?
STOCKMANN : Chiedo la parola.
…
ASLAKSEN (scuotendo la campanella) : La parola al dottor Stockmann.
STOCKMANN : Fino a qualche giorno fa, se qualcuno avesse osato, se avesse soltanto provato a tapparmi la bocca, come adesso, vi avrei mostrato come sono capace di difendere i miei diritti, come un leone, i miei sacri, inviolabili diritti di essere umano. Ma oggi questo non m'importa più perché ci sono altri problemi più importanti di cui voglio parlarvi.
In questi giorni ho riflettuto, ho pensato, mi sono tormentato e scervellato, tanto che a volte mi pareva che la testa mi scoppiasse...
Ed ecco, d'un tratto ho visto chiaro, tutto mi è apparso evidente. Ed è per questo che sono qui stasera a parlarvi. Voglio rivelarvi ciò che ho scoperto, cari concittadini, cose ben più importanti del semplice inquinamento delle nostre acque e del fatto che le nostre Terme utilizzano acqua malsana.
MOLTE VOCI (urlando) : Basta coi Bagni! Piantala con le Terme! Taglia! Chiuso!
STOCKMANN : Ho già detto che voglio parlare soltanto della mia grande scoperta di questi giorni. Quello che ho scoperto è che le fonti della nostra vita morale sono inquinate e che tutta la nostra vita sociale è costruita su una fogna fatta di menzogne.
VOCI INTERDETTE (a basso tono) : Ma che cosa dice?
BORGOMASTRO : È un'insinuazione intollerabile...
ASLAKSEN (pronto a suonare la campanella) : Come presidente, invito l'oratore a controllarsi.
STOCKMANN : Ho amato questa città, la mia città natale, con quell'amore che ogni uomo può avere soltanto per la terra della sua giovinezza. Ero ancora giovane quando ho dovuto lasciarla e si dice che la lontananza, la nostalgia e i ricordi circonfondano di splendore sia i luoghi che i suoi abitanti. (qualche applauso isolato, qua e là grida di consenso)
E poi per lunghi anni sono vissuto lassù, in un borgo tetro e sperduto dell’estremo Nord. Quando incontravo qualcuno di quella povera gente che vive isolata in quella dura terra, pensavo talvolta che per loro sarebbe stato meglio se avessero mandato un veterinario al posto di uno come me. (mormorii)
HOVSTAD : È intollerabile! Offendere, insultare così dei lavoratori...
STOCKMANN : Un po' di pazienza, vi prego, un po' di pazienza. Nessuno, credo, potrà venirmi a dire che io, lassù, abbia dimenticato la mia città natale. Me ne stavo a rimuginare e a pensare e a riflettere... mi pareva di essere come un uccello del settentrione che cova gelosamente le sue uova... e il frutto di questa mia covata, ecco, è stato il progetto, l'idea delle Terme. (applausi e proteste) E quando finalmente, per un destino fortunato e felice, ho potuto ritornare... ah, il ritorno, se poteste sapere... in quel momento, cari concittadini, mi pareva di non aver altro da chiedere alla vita, di non aver altro da desiderare. Sì, una cosa sola desideravo ancora: di poter operare con slancio, con ardore, con una dedizione instancabile per il bene della mia comunità.
BORGOMASTRO (guardando in aria) : Uno strano modo di pensare al bene della città!
STOCKMANN : E così vivevo nella felicità, una felicità cieca. Finché ieri mattina, anzi l'altro ieri sera, ho aperto di colpo gli occhi; e la prima cosa che ho visto è stata la colossale imbecillità di chi ci governa. (schiamazzi, grida e risate. La signora Stockmann tossisce senza sosta)
BORGOMASTRO : Signor Presidente!
ASLAKSEN : In virtù dei poteri conferitimi da questa assemblea...
STOCKMANN : È cosa meschina scandalizzarsi per delle parole, Signor Aslaksen. Volevo solo dire che ho scoperto l'idiozia delle nostre autorità e ho visto le incredibili porcherie combinate da chi sta ai vertici dell'amministrazione delle Terme. Come li odio e li disprezzo, questi dirigenti, e quanti ho dovuto sempre averne fra i piedi. Si comportano come le capre fra i giovani germogli, rovinano e guastano tutto. Trovano sempre modo di ostacolare gli uomini liberi in tutte le loro speranze, in tutti i loro sforzi generosi... ah, poterli distruggere, come si fa con i parassiti nocivi, perniciosi! (tumulti in sala)
BORGOMASTRO : Signor Presidente, desidero chiedervi se espressioni come queste possano essere ammesse.
ASLAKSEN (con la mano sulla campanella) : Dottore, vi prego...
STOCKMANN : L'unica cosa che mi stupisce è di aver aperto gli occhi così tardi. E sì che avevo ogni santo giorno sotto il naso un campione magnifico, un esemplare di razza di questa specie... sì , mio fratello Peter [il Borgomastro], con la sua ottusità, con i suoi pregiudizi. (risate, clamori e fischi. La signora Stockmann continua a tossire, mentre Aslaksen suona vigorosamente la campanella)
…
ASLAKSEN : Proseguite, dottore, ma, per cortesia, cercate di moderarvi. Vi esorto a restare nei limiti.
STOCKMANN : Allora, cari concittadini, non mi lascerò più andare contro i nostri dirigenti, ve lo prometto. Voglio anzi dire che se qualcuno pensa che sia questa la gente che io oggi voglio smascherare e denunciare, si sbaglia. Sono infatti convinto che questi parassiti, questi relitti del passato, stanno operando essi stessi per affrettare la loro scomparsa. E non hanno bisogno di un dottore come me per far sì che ciò avvenga. Né penso che siano loro il pericolo maggiore per la società. Non sono loro quelli che appestano di più le sorgenti della nostra vita morale e le fondamenta su cui poggiamo No, nella nostra società non sono loro i più pericolosi nemici della verità e della libertà.
VOCI DA TUTTE LE PARTI : E chi allora? I nomi! Vogliamo i nomi!
STOCKMANN : Niente paura, li farò subito, i nomi. Perché è proprio questa la mia scoperta, la mia grande scoperta di ieri. (con un tono di voce più alto) Il più pericoloso nemico della verità e della libertà, fra noi, se proprio volete saperlo, è la maggioranza, la solida e compatta maggioranza, la maledetta maggioranza democratica. Sì proprio lei, nessun altro che lei! Sappiatelo!
(Enorme tumulto nella sala. La maggior parte della gente parla, pesta i piedi, fischia. Alcuni uomini anziani si scambiano occhiate d'intesa e di soddisfazione. La signora Stockmann si alza, allarmata; Ejlif e Morten, i figli del dottore, avanzano con aria minacciosa verso gli studenti che fanno chiasso. Aslaksen agita la sua campanella e invita alla calma. Hovstad parla con Billing, un altro giornalista, ma non si distinguono le loro parole. Alla fine torna la calma).
ASLAKSEN : Come presidente dell’assemblea mi aspetto che l'oratore ritiri le sue espressioni sconsiderate.
STOCKMANN : Non me lo sogno affatto, Signor Aslaksen. È la maggioranza della popolazione che vuol togliermi la libertà e impedirmi di dire la verità.
HOVSTAD : La maggioranza ne ha il diritto, perché la maggioranza ha sempre ragione!
BILLING : E dice sempre la verità, che Dio mi fulmini.
STOCKMANN : La maggioranza non ha mai automaticamente ragione. Mai! Ecco una di quelle menzogne sociali contro le quali un uomo libero e capace di riflettere deve ribellarsi. Ma ditemi, chi è che forma in un paese la maggioranza? Le persone sagge o gli stolti? Penso sarete tutti d'accordo con me se dico che su tutta la terra gli stolti formano una maggioranza schiacciante. Ma allora, che io sia dannato se è giusto che gli idioti comandino le persone intelligenti! (grida e schiamazzi) Sì, sì, bene, benissimo. Potete sopraffarmi con le vostre urla, ma non potete negare ciò. La maggioranza ha la forza, sì, per nostra sventura, ma non ha la ragione. No! La ragione l'abbiamo io e pochi altri. È la minoranza, sono i pochi che hanno ragione! (di nuovo gran tumulto)
HOVSTAD : Ah, non sapevo che in questi ultimi giorni il dottor Stockmann fosse diventato un aristocratico.
STOCKMANN : Ho già detto che non sprecherei una sola parola per quella banda di relitti, quella marmaglia di reazionari dal fiato corto che la vita, la vita vera, pulsante, ha già scartato come roba vecchia. Il mio pensiero va invece a quella esigua e isolata schiera di esseri umani che hanno riconosciuto e fatto propri i nuovi germogli della verità. Essi sono gli avamposti della libertà, e si sono già spinti così oltre, così lontano, che la compatta maggioranza nemmeno li intravede. Delle verità per le quali costoro si battono, la maggioranza non ne ha avuto il benché minimo sentore.
HOVSTAD : Ah, mi sbagliavo, il dottore è diventato invece un rivoluzionario.
STOCKMANN : Sì, rivoluzionario, signor Hovstad, sì davvero! E anche adesso, qui, non sto facendo altro che una rivoluzione contro la falsità, contro quella colossale menzogna che proclama che la maggioranza è in possesso della verità. Ma quale sarebbe questa verità della maggioranza? Oh, è una verità così avanzata negli anni, da essere quasi decrepita. Ma quando una verità è così vecchia, signori, vuol dire ch'essa sta ormai trasformandosi in una menzogna. (sghignazzate e applausi di scherno) Lo so, lo so che non mi credete, ma vi piaccia o no, è così , signori! Le verità correnti, sappiatelo, non durano così a lungo come Matusalemme. Una verità comunemente accettata vive, diciamo, suppergiù diciassette o diciotto anni, al massimo venti, e soltanto in casi eccezionali sopravvive più a lungo. Ma quelle verità cariche di anni sono ossute come scheletri, da far paura. Eppure è solo allora che la maggioranza le vede e le accetta come nutrimento morale, proprio quando hanno perso la loro essenza vitale. Ma in questo cibo vi è ben poco nutrimento, ve lo dico da medico. Queste verità della maggioranza sono come la carne affumicata divenuta rancida e ammuffita. Ecco dove nasce questo scorbuto morale, che dilaga e si diffonde in tutta la società.
ASLAKSEN : Mi sembra, se posso esprimere un'opinione, che il nostro egregio oratore stia divagando.
BORGOMASTRO : Concordo in pieno con il presidente dell’assemblea.
STOCKMANN : Ma Peter, hai perso la ragione o fai finta di non capire? Non vedi come mi sto attenendo al tema? Perché è proprio questo il mio tema: le masse, questa dannata compatta maggioranza sta avvelenando la nostra esistenza morale e infettando le fondamenta della vita sociale.
HOVSTAD : E tutto questo, secondo voi, soltanto perché la grande maggioranza, popolare e progressista, ha il buon senso di affidarsi a verità note e riconosciute da tempo?
STOCKMANN : Ah mio caro signor Hovstad, non sproloquiate di verità note e indiscusse. Le verità riconosciute dalla massa e dalla plebe sono quelle per cui si battevano, ai tempi dei nostri antenati, i pionieri e gli uomini liberi di allora. Ma noi, noi che vogliamo essere i pionieri di oggi, del nostro presente, non le riconosciamo più, non le accettiamo più, quelle verità. Per me la sola verità eterna è che nessuna società può avere una esistenza sana basandosi su vecchie concezioni morte e rinsecchite, che passano per vere.
HOVSTAD : Invece di parlare a vanvera, dottore, sarebbe meglio se voleste finalmente dirci quali sono queste verità morte e rinsecchite di cui, secondo voi, noi viviamo. (cenni di assenso da numerose parti)
STOCKMANN : Ah, potrei citarvene una lista molto lunga di simili miserie, signor Hovstad, ma mi limiterò ad una sola, ad una volgare menzogna di cui pure si cibano il signor Hovstad, la Voce del Popolo e tutti i suoi lettori.
HOVSTAD : E sarebbe?
STOCKMANN : Sarebbe la dottrina che avete ereditato dai vostri antenati e che continuate tranquillamente a proclamare al mondo intero. La dottrina secondo la quale il volgo, la massa, la folla, costituirebbero il nucleo, il cuore del popolo, anzi sarebbero essi e soltanto essi il popolo; la dottrina che assegna all'uomo della strada, agli ignoranti, agli incolti lo stesso identico diritto di approvare e di condannare, di consigliare e di decidere, che hanno coloro che fanno parte della schiera delle persone coltivate.
BILLING : Che io sia dannato...
HOVSTAD (contemporaneamente a Billing, gridando) : Cittadini, avete sentito?
VOCI (in collera) : Allora cosa vuoi dire? che noi non siamo il popolo, eh? E chi deve governare? Le persone istruite?
UN OPERAIO : Ma buttatelo fuori, basta! Non possiamo tollerare che uno venga a parlarci in questo tono! Fuori!
ALTRI : Sì , fuori! Buttatelo fuori!
…
HOVSTAD : Dunque, se ho ben capito, per il dottor Stockmann i veri progressisti, qui da noi, sarebbero le persone acculturate? Ah, non c'è che dire, una bella scoperta.
STOCKMANN : Sì, questa è una parte della mia scoperta. L’altra parte è che la moralità consiste nell'indipendenza di giudizio, nel libero pensiero. Ecco perché la Voce del Popolo è imperdonabile quando proclama ogni giorno una falsa dottrina, secondo la quale solo la massa, la folla, la maggioranza compatta, sarebbe fonte di moralità, mentre la cultura e chi la possiede produrrebbero nei nostri costumi solo il vizio e la corruzione, proprio come il marcio che viene fuori dalle concerie nella Valle dei Mulini e penetra giù fino alle acque termali. (clamori, interruzioni)
STOCKMANN (senza turbarsi, preso dal fervore delle sue idee) : E poi questa stessa Voce del Popolo ha la faccia tosta di venire a predicare che la massa del popolo deve essere istruita, educata, elevata, portata a più alte condizioni di vita! Ma non vedete che vi prendono in giro! Se quella dottrina proclamata dal giornale ha una qualche coerenza, allora elevare il popolo vorrebbe dire traviarlo, rovinarlo, precipitarlo nel vizio e nella corruzione. Ma per fortuna questa storia della cultura che corrompe e inquina è solo una di quelle vecchie menzogne tramandate e sbandierate dalla superstizione popolare. No, non è la cultura, è l'ignoranza, l'abbrutimento, la povertà, la miseria quotidiana, ecco ciò che guasta e corrompe gli individui! … Una persona fa presto a perdere la sua dignità morale, la sua capacità di pensare, di agire. Senza ossigeno, la coscienza deperisce e in molte case della nostra città manca l’ossigeno, visto che la maggioranza, tutta insieme, bella compatta, ha così poca coscienza da basare tranquillamente il futuro della città su un lurido pantano di menzogne e d'inganni.
ASLAKSEN : Una cittadinanza non può lasciarsi offendere in questo modo.
UN SIGNORE : Basta! Chiedo al presidente di togliere la parola all'oratore!
VOCI ECCITATE : Sì, giusto! Toglietegli la parola!
STOCKMANN (senza più dominarsi) : E io griderò la verità ad ogni angolo di strada, dappertutto, la scriverò sui giornali di altre città, la farò sapere all’intero il paese!
HOVSTAD : Sembra quasi che il dottore non si proponga proprio altro scopo se non quello di mandare in rovina la nostra città.
STOCKMANN : Sì, e me ne vanto, perché l'amo troppo e preferirei distruggerla piuttosto che vederla prosperare grazie alla menzogna.
ASLAKSEN : Dottore, questo passa ogni limite!
(Grida, confusione, fischi. La signora Stockmann continua a tossire ma invano, perché il dottore non le bada più)
HOVSTAD (grida, nel rumore) : Chi desidera la rovina di tutta la società è un nemico, un nemico pubblico!
STOCKMANN (con una foga sempre crescente) : Non ha alcuna importanza che una società fondata sull'inganno vada in rovina. Anzi, io dico che bisogna distruggerla, abbatterla dalle fondamenta! Tutti coloro che vivono e prosperano di questi inganni dovrebbero essere tolti di mezzo come si fa con gli insetti nocivi! Siete voi che alla fine avvelenerete tutto il paese. È per colpa vostra ch'esso meriterà ben presto di scomparire! E se si arriverà a questo, allora io dirò con tutto me stesso: che questo paese vada in rovina, che la sua popolazione sia distrutta e dispersa!
UN UOMO (nella folla) : Basta! Chi parla così è un nemico del popolo!
BILLING : Sì, sì, è così! Ecco, finalmente la voce del popolo!
L'ASSEMBLEA (con un muggito) : Sì, è un nemico del popolo! Uno che odia il suo paese, odia la sua gente!
ASLAKSEN : Come uomo e come cittadino sono profondamente indignato da ciò che ho sentito. Il dottor Stockmann ha gettato la maschera e ha mostrato il suo vero volto! Non è senza un profondo rammarico che io mi vedo costretto ad associarmi al giudizio che è stato espresso su di lui da molti onorevoli cittadini. E sono dell’avviso che dovremmo formulare questo giudizio in un'esplicita risoluzione. Propongo perciò di mettere ai voti la seguente mozione: «L'assemblea dichiara il dottor Stockmann, medico dello stabilimento termale, un nemico del popolo.»
(Travolgenti applausi e hurrà. Un gran numero di gente si stringe intorno al dottor Stockmann, beffeggiandolo e fischiandolo. La signora Stockmann e Petra, la figlia, si sono alzate, Ejlif e Morten si accapigliano con gli altri ragazzi della scuola che fischiano. Alcuni adulti li separano)
STOCKMANN (rivolto a coloro che fischiano) : Siete degli stolti… Vi dico che…
ASLAKSEN (suonando la campanella) : Basta! Dottore, vi faccio presente che non avete più la parola. Adesso bisogna votare, in piena regola. Propongo quindi di procedere alla votazione e suggerisco, per un doveroso riguardo ai sentimenti personali di ciascuno, specialmente in una circostanza così delicata, che il voto sia per iscritto e segreto. Signor Billing, avete dei fogli di carta?
BILLING : Pronto! Ecco qui, ne ho due pacchi: fogli bianchi e fogli azzurri.
ASLAKSEN (scendendo dal podio) : Benissimo, ancor meglio! Così ci sbrighiamo prima. Magari tagliateli in quattro, così, benissimo, ecco, proprio i foglietti che ci volevano (all'assemblea). La scheda azzurra vuol dire no, quella bianca sì. D'accordo? Io stesso passerò a raccoglierle e poi farò lo spoglio.
(Il Borgomastro abbandona la sala. Aslaksen e qualche altro vanno in giro per l’assemblea e poi raccolgono i bigliettini in un cappello)
UN SIGNORE (a Hovstad) : Ma, sentite... che cosa gli è preso, al dottore? Io proprio non riesco a capire come...
HOVSTAD : Mah, lo sapete quanto è testardo.
UN ALTRO SIGNORE (a Billing) : Voi lo conoscete bene, no? Siete stato a casa sua, insomma avrete avuto modo di vedere, di capire... che sia il bere?
BILLING : Boh! non lo so neanch'io. Certo che del liquore sulla sua tavola non manca mai.
UN TERZO SIGNORE : No, per me non ha il cervello a posto, ecco cos'è, ve lo dico io.
IL PRIMO : Sul serio? Forse un po’ di pazzia ereditaria.
BILLING : Ah, non è da escludere.
UN QUARTO : Macché pazzia! Un farabutto e nient’altro; ha voluto vendicarsi di qualche cosa.
BILLING : Eh, certo, adesso che ci penso, proprio di recente parlava e straparlava di aumenti di stipendio. Forse gli è stato rifiutato.
TUTTI (insieme) : Ah, ma è chiaro! Adesso sì che si capisce.
…
ASLAKSEN (sale sul podio tenendo in mano le schede della votazione e suona la campanella) : Dunque, signori, quest'assemblea di cittadini si è espressa unanime - tranne un voto, quello di un ubriacone - e ha dunque dichiarato il dottor Thomas Stockmann, medico dello stabilimento termale, NEMICO DEL POPOLO! (grida, applausi) Evviva la nostra antica e onorata città! (rinnovate grida d'approvazione) Viva il nostro solerte e infaticabile Borgomastro, che ha saputo dominare con tanta lealtà e correttezza la voce del sangue! (grida, applausi) Signori, la seduta è tolta.
BILLING : Viva il presidente!
TUTTA L'ASSEMBLEA : Sì , viva il presidente! Viva Aslaksen!
STOCKMANN : Petra, il mio cappello e il soprabito. Capitano Horster, c'è ancora posto sulla vostra nave, sulla rotta per il Nuovo Mondo?
HORSTER (capitano di una nave) : Per voi e per i vostri, sempre, dottore.
STOCKMANN (mentre Petra lo aiuta ad infilarsi. il soprabito) : Bene. Katrina, ragazzi, andiamo! (prende la moglie sotto braccio)
SIGNORA STOCKMANN (a bassa voce) : Caro, forse è meglio se usciamo dall'altra porta, di dietro...
STOCKMANN : No, Katrina, né porte di dietro né vie traverse. (alzando la voce) Sentirete parlare ancora del vostro nemico del popolo, ve lo giuro, prima che scuota la polvere di questa città dai suoi calzari! No, io non ho la divina bontà di quel tale che diceva: «Perdona loro perché non sanno quello che fanno».
ASLAKSEN : Adesso anche le bestemmie, dottore!
BILLING : Dannazione. Che persone serie come noi debbano sentire simili cose.
UNA VOCE DAL PUBBLICO : E adesso ci minaccia anche.
VOCI ECCITATE : Andiamo a rompergli i vetri delle finestre! Buttatelo a mare!
L'INTERA ASSEMBLEA (gridando loro dietro) :
NEMICO DEL POPOLO! NEMICO DEL POPOLO! NEMICO DEL POPOLO!
(Tutti fanno ressa verso l'uscita e il fracasso si propaga all'esterno. Si sente, dalla strada, il grido: Nemico del popolo! Nemico del popolo!)
Dall’Atto V
STOCKMANN : Pare che oggi sia giornata di visite, qui, da me, per tutti i messaggeri del diavolo. Ma vengano pure. Ormai so come riceverli. Saprò affilare la mia penna come una freccia, la intingerò nella bile e nel veleno. E anche il mio calamaio sarà una valida arma da scagliare sul loro miserabile cranio!
SIGNORA STOCKMANN : Ma non partiremo presto, Thomas?
STOCKMANN : Partire? No che non partiremo. Restiamo, Katrina. Sì, restiamo qui.
PETRA : Restiamo? E perché?
SIGNORA STOCKMANN : Qui in città?
STOCKMANN : Sì, proprio qui, in città. Questo è il campo di battaglia, dove si giocherà la vera partita, e io voglio restare qui, voglio vincere qui! Appena mi hai messo a posto i calzoni, andrò a cercare un alloggio per l'inverno. [Il dottore aveva ricevuto la lettera di sfratto dal proprietario della casa]
HORSTER : Potete sempre stare da me.
STOCKMANN : Sul serio?
HORSTER : Ma certo. Ci sono stanze a sufficienza, e poi sapete che io non sono quasi mai a casa.
SIGNORA STOCKMANN : Oh capitano Hoster! Siete così gentile, così generoso.
PETRA : Grazie, capitano.
STOCKMANN (stringendogli la mano) : Grazie, grazie! Dunque questo problema è risolto. E adesso mi metterò subito al lavoro, oggi stesso. Ah Katrina, c'è tanto da fare. E ora posso disporre di tutto il mio tempo,… ah già, non te l'ho ancora detto, la Direzione mi ha licenziato come medico delle Terme.
SIGNORA STOCKMANN (con un sospiro) : L'avrei giurato.
STOCKMANN : E adesso vorrebbero portarmi via anche i miei pazienti. Che lo facciano. Ma mi resteranno comunque i poveri, quelli che non possono pagare. Sono quelli che, dopotutto, hanno più bisogno di me. E mi ascolteranno, sì, almeno loro dovranno ascoltarmi e io parlerò, Katrina, parlerò loro in ogni momento.
SIGNORA STOCKMANN : Ma Thomas caro, tu hai visto quello che hai ottenuto finora con le tue prediche.
STOCKMANN : Mi fai ridere, Katrina. Come sei ingenua! Secondo te dovrei lasciarmi mettere sotto dall'opinione pubblica, dalla compatta democratica maggioranza e da altre idiozie simili? Ah no, grazie, proprio no! In fondo quello che voglio è semplicissimo: io voglio soltanto far capire a questi miserabili imbecilli, ma farglielo capire veramente, ficcarglielo bene in testa, che i progressisti sono i più falsi e corrotti nemici degli individui liberi, che i programmi dei partiti, di tutti i partiti, soffocano ogni nuova verità fin dal primo momento, quelle verità pulsanti di vita e di giovinezza, e che la cosiddetta prudenza e le considerazioni di opportunità sociale non fanno altro che pervertire la morale e la giustizia, e trasformano la nostra vita in una esistenza atroce. Non credete che riuscirò a farglielo finalmente capire, capitano?
HORSTER : È possibile. Non me ne intendo molto di queste cose.
STOCKMANN : Certo che riuscirò, vedrete! Ascoltatemi bene: sono i capi dei partiti, i notabili, che bisogna estirpare. Il capo di un partito, di qualsiasi partito, è come un lupo avido e vorace, sempre affamato che ha bisogno ogni anno di un certa quantità di selvaggina per vivere. Ma guardate soltanto Hovstad o Aslaksen, guardate a quanti piccoli polli da cortile quei due tirano il collo! Avete visto come riducono la gente, come la distruggono, cosicché alla fine non ci sono più esseri umani, ma soltanto proprietari d'immobili o abbonati alla Voce del Popolo. (si siede sull'orlo del tavolo) Katrina, vieni qui! Guarda come splende il sole, come entra splendente in casa! E respira questa aria di primavera che arriva nei nostri polmoni.
SIGNORA STOCKMANN : Sento, sento, caro Thomas, ma non è che possiamo proprio vivere soltanto di raggi di sole e di aria di primavera.
STOCKMANN : Ah beh, certo dovrai fare un po’ di economie, Katrina, si capisce. Ma con qualche sacrificio e una saggia amministrazione, ce la caveremo, vedrai. Non è questo che mi preoccupa, ah proprio no. Piuttosto mi addolora il non vedere un qualche essere libero e nobile che possa continuare, dopo di me, la mia opera.
PETRA : Ma non pensare a queste cose, papà! Hai tutto il futuro davanti a te... oh, ma stanno già arrivando i ragazzi. (entrano Ejlif e Morten, dal soggiorno)
SIGNORA STOCKMANN : Già qui? Come mai?
MORTEN : Durante l'intervallo ci siamo pestati con gli altri e...
EJLIF : Non è vero, sono gli altri che si sono pestati con noi.
MORTEN : E così, il signor Rörlund ci ha detto di restare un paio di giorni a casa.
STOCKMANN (batte nervosamente a tamburo con le dita sul tavolo, poi salta giù) : Ma sì, adesso tutto mi è chiaro. Voi non metterete più piede a scuola, mai più!
I RAGAZZI : Mai più a scuola!
SIGNORA STOCKMANN : Ma Thomas...
STOCKMANN : Mai più, ho detto! Li educherò io, sarò io il loro maestro! Mostrerò io loro cosa dovranno studiare e imparare e perdio, non saranno quelle scemenze che vi hanno insegnato finora!
MORTEN : Magnifico!
STOCKMANN : Farò di voi degli uomini liberi, degli esseri nobili. E tu, Petra, mi aiuterai, non è vero?
PETRA : Sì, papà, certo, puoi contare su di me.
STOCKMANN : E la mia attività educativa la voglio svolgere in quella sala, sì, proprio in quella sala nella quale mi hanno insultato e mi hanno dichiarato nemico del popolo. Solo che adesso siamo troppo pochi. Per incominciare, dovrei avere almeno una dozzina di ragazzi.
SIGNORA STOCKMANN : In città non li troverai di sicuro.
STOCKMANN : Beh, è da vedersi. Io credo invece... (rivolto ai figli) Non conoscete mica dei ragazzi di strada... sì , dico, proprio dei ragazzi vagabondi…?
MORTEN : Oh sì papà, ne conosco parecchi.
STOCKMANN : Bene, benissimo, portatemene alcuni. Voglio cominciare il mio esperimento con i cani randagi... fra quei tipi lì si trovano qualche volta dei cervelli straordinari, ve lo dico io.
MORTEN : E una volta diventati uomini liberi e nobili, cosa dovremo fare, papà?
STOCKMANN : Dovrete battervi, figli miei, dovrete combattere contro questi lupi avidi e rapaci, scacciarli via, lontano.
(Ejliff ha un viso pensieroso, Morten fa balzi per la stanza con grida di evviva)
SIGNORA STOCKMANN : Attento, Thomas, che non siano quei lupi a scacciare te.
STOCKMANN : Ma sei proprio ingenua, Katrina. Vuoi che scaccino me, proprio adesso che sono diventato l'uomo più forte della città?
SIGNORA STOCKMANN : L’uomo più forte? Adesso?
STOCKMANN : Sì, Katrina, posso davvero pronunciarla, questa grande frase: io adesso sono uno degli uomini più forti al mondo.
MORTEN : Ma no!
STOCKMANN (a voce più bassa) : Sst! Non dovete ancora parlarne in giro, ma ho fatto una scoperta, una vera grande scoperta.
SIGNORA STOCKMANN : Di nuovo, un'altra scoperta?
STOCKMANN : Proprio così, certamente. (raccoglie tutti intorno a sé e dice in tono di confidenza e di segretezza) E sapete cosa ho scoperto? Che l'uomo più forte al mondo è l'uomo solo, il più solo.
SIGNORA STOCKMANN (sorride scuotendo la testa) : Oh Thomas, tu...
PETRA (prendendogli le mani) : Papà!