Gian Piero de Bellis

Il Raduno di Saint-Imier (19-23 luglio 2023)
Parte I: Gli anarco-autoritari

(2023)

 



Nota

Riflessione critica personale sul raduno di Saint-Imier (19-23 luglio 2023)

 


 

All'inizio del 2020 alcuni individui hanno iniziato i preparativi per un grande raduno di antiautoritari di tutto il mondo, per celebrare, nell'estate del 2022, il 150° anniversario del Congresso dell'Internazionale antiautoritaria (Saint-Imier, 15-16 settembre 1872).

A causa del virus Covid e delle restrizioni introdotte dagli stati alla libera circolazione delle persone, a un certo punto si è deciso di rinviare il raduno all'anno 2023.
Così, dal 19 al 23 luglio 2023, una grande folla di "antiautoritari" (si stima che siano stati circa 4.000) si è riunita a Saint-Imier per incontrarsi, presentare, discutere e porre le basi per interessanti progetti futuri e per la formazione di collegamenti per operare su temi comuni.

Questo breve testo intende offrire una riflessione personale su questo raduno e una visione critica di ciò che è accaduto poco prima e durante l'incontro.

Tre settimane prima dell'incontro, sul web è apparso un testo che accusava me (Gian Piero de Bellis) e uno dei principali organizzatori (Chris Zumbrunn) di essere una sorta di infiltrati che non avevano nulla a che fare con questo raduno. In realtà, dalla fine del 2021 io non facevo più parte dell'organizzazione perché ritenevo che la mia proposta di utilizzare questo incontro per rilanciare il movimento antiautoritario non fosse condivisa da nessuno degli organizzatori.

L'accusa principale che mi è rivolta è quella di essere un anarco-capitalista. La cosa buffa è che, assai di recente, avevo diffuso un articolo in cui criticavo sia l'anarco-comunismo che l'anarco-capitalismo come scelte predeterminate per tutti, e per questo imposizioni settarie, deleterie per la libera scelta delle persone e per lo sviluppo del movimento. La mia posizione è quella di un'anarchia senza aggettivi, una visione sostenuta da Tarrida del Mármol e che ho promosso nel mio sito web.

Anzi, mi spingo ancora più in là e condivido l'entusiasmo espresso da Max Nettlau per l'esistenza di società parallele sullo stesso territorio, una moltitudine di comunità volontarie non territorialiste i cui membri praticano stili di vita diversi ma non impongono (e sono trattenuti dall'imporre) il loro modo di vivere agli altri. Questo approccio è chiamato panarchia e, a mio avviso, rappresenta la forma più radicale di anarchia.

Allora, perché mi attribuiscono l'etichetta di anarcocapitalista (libertarien in francese)? Credo per due ragioni essenziali:

  • Sono a favore del libero scambio (di beni e servizi) e della libera circolazione (degli individui).
  • Sono contrario allo Stato monopolista in tutte le sue forme (compreso lo stato assistenziale).

Stando così le cose, ho volutamente ignorato questa falsa attribuzione, totalmente inventata, ed ero pronto a partecipare a questo evento con un programma che avevo preparato e presentato agli organizzatori a metà maggio. Intendevo utilizzare il mio Centro (World Wide Wisdom) e una sala esterna che avevo affittato per l'occasione, per non sottrarre spazio ad altri workshop. Anzi, ho persino offerto agli organizzatori di utilizzare anche loro, quando disponibile, lo spazio che avevo affittato, e la mia offerta è stata prontamente accettata.

Il mio programma era pienamente in sintonia con un approccio radicalmente antiautoritario, legato al Congresso del 1872 e ad alcuni principi fondamentali dell'anarchia (ad esempio, dibattito su risoluzioni antiautoritarie, superamento della divisione città/campagna, creazione di nuovi strumenti economici per facilitare gli scambi, ecc.). Questa è la lista degli interventi previsti:

- Presentazione e discussione di risoluzioni per il rilancio del movimento antiautoritario
- Aviezer Tucker, Anarchia e panarchia
- Thomas Greco, La tirannia del sistema monetario globale e come possiamo liberarci da esso
- Gian Piero de Bellis, Lo stato come organizzazione criminale monopolistica
- Luisa de Bellis, Julian Assange: come lo stato uccide la verità
- Matthew Skjonsberg, Città viventi e civica

La mattina della prima discussione (in francese) sulle risoluzioni alcune persone, appartenenti a federazioni e gruppi ufficiali, sono intervenute criticando una proposta elaborata da un'anarchica, che proponeva delle idee interessanti su come coinvolgere più persone nel movimento. Probabilmente alcuni partecipanti al workshop hanno pensato che quel testo fosse stato scritto da me e hanno voluto criticare me più che analizzare il contenuto della proposta. Dopo aver espresso delle critiche che ritengo assai inconsistenti, si sono rifiutati di leggere un secondo documento e hanno abbandonato la sala per dimostrare il loro disprezzo nei miei confronti e, implicitamente, nei confronti dell'idea stessa di rilanciare il movimento antiautoritario sulla base di un approccio pienamente critico e aperto al mondo esterno.

Prima dell'incontro avevo anche consegnato ai partecipanti un foglio con l'elenco delle mie future presentazioni e discussioni. Con mio totale sconcerto, gli antiautoritari fasulli hanno usato quell'elenco per tornare al loro quartier generale e cancellare dal programma generale su Internet tutte le presentazioni che avevo organizzato.

Così, in un evento promosso sotto il titolo di Raduno Internazionale Antiautoritario - 150 anni dopo, un gruppo di autoproclamati anarchici ultra-autoritari, in qualità di Supremo Comitato Centrale, ha deciso a quali idee le persone potevano o non potevano essere esposte e dibattere, chi doveva parlare e chi doveva essere messo a tacere.

In tutta la storia del movimento anarchico la presenza di autoproclamati anarchici settari e autoritari è stata sotto gli occhi di tutti. Io pensavo, erroneamente, che quel comportamento appartenesse al passato, che le espulsioni, le discriminazioni, la censura non fossero più parte integrante della scena anarchica attuale. E questo, considerando che tanti anarchici in passato avevano sperimentato ed erano stati vittime di comportamenti autoritari, come nel caso della loro espulsione dalla Prima Internazionale. Karl Marx, che fu il principale attore di quell'espulsione, ha detto qualcosa che vale comunque la pena di citare. Ne Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte (1852) ha scritto:

"Hegel osserva da qualche parte che tutti i grandi fatti e personaggi della storia del mondo appaiono, per così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa".

L'espulsione della componente anarchica dalla Prima Internazionale fu una tragedia. L'autoritarismo e il settarismo di molti attuali sedicenti anarchici è una farsa. 

La tipologia di questi cosiddetti anarchici potrebbe essere rappresentata in questo modo:

  • anarchici folcloristici: impersonano l'immagine dell'anarchico così come viene dipinta dallo stato: caotici, disorganizzati, irrispettosi, incivili, violenti, individui che sporcano i muri con graffiti, che abusano o si appropriano indebitamente di risorse altrui, ecc. Per fare un esempio di comportamento incivile, durante il raduno di Saint-Imier, l'attraversamento della linea ferroviaria durante l'avvicinamento di un treno ha portato all'interruzione del traffico regolare sulla linea e a un conseguente disservizio durato alcuni giorni. Non c'è bisogno di indicare altri episodi specifici spiacevoli che si sono verificati.
  • anarchici fasulli: sono una sorta di anarchici radical chic, che si ritengono superiori alla gente comune perché impegnati in un movimento politico che qualificano come rivoluzionario di estrema sinistra. Ignorano che gli anarchici classici aborrivano la politica e tutti gli aspetti ad essa collegati, e che destra e sinistra sono collocazioni partitiche in un parlamento statale e quindi sono categorie che non hanno nulla a che fare con l'anarchia.
  • anarchici fraudolenti: sono gli infiltrati e i provocatori, i veri pilastri dello stato, coloro che commettono atti di violenza gratuita e, così facendo, gettano il discredito sull'idea e sul movimento e giustificano l'esistenza dello Stato Grande Fratello come presunto garante della pace e della sicurezza per tutti.

Il comportamento di questi autoproclamati anarchici è caratterizzato da:

  • Controllo (delle azioni degli altri individui)
  • Censura (delle idee e delle espressioni di altri individui)
  • Coercizione (dei modi di vita di altri individui)

Questo raduno di Saint-Imier è stato, in primo luogo, un festival di birra e musica, in cui persone molto giovani, quasi totalmente ignoranti della storia, dei principi e delle idee del movimento anarchico, si sono riunite per fare la festa. Per quanto ne so, nessuno di coloro che hanno partecipato al primo effimero seminario sulle Risoluzioni per un futuro non autoritario aveva letto le risoluzioni originali del Congresso del 1872. 

Quanto ai membri del Supremo Comitato Centrale, questi sedicenti anarchici non sono altro che i vecchi socialisti di stato con una punta di fascismo sotto forma di nazionalismo, patriottismo, assistenzialismo, territorialismo.

Quanto è accaduto prima e durante il raduno mi ha spinto a evolvere e precisare la mia posizione: dall'anarchia senza aggettivi all'anarchia senza anarchici.
Ritengo quindi essenziale analizzare le caratteristiche principali di questi anarchici di stato che sono la copia conforme dei precedenti socialisti di stato, per smascherarli e cercare di evitare una ripetizione tragi-farsesca del passato.

Il raduno di Saint-Imier - Parte II : Gli anarco-statisti

 


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