Che cos’è l’anarchia e chi sono gli anarchici
Dichiarazione degli anarchici davanti al tribunale correzionale di Lyon

(1883)

 



Nota

L'8 gennaio del 1883, si aprì a Lyon (Francia) il processo detto dei 66 contro un certo numero di anarchici accusati «d’essere (...) stati affiliati o di avere fatto atto di affiliazione ad una società internazionale [l'Associazione Internazionale dei Lavoratori] avente come fine di provocare la sospensione del lavoro, l'abolizione del diritto di proprietà, la fine della famiglia, della patria, della religione, e di avere in tal modo attentato contro la pace sociale.»
La seguente dichiarazione, redatta principalmente da Pëtr Kropotkin, uno degli accusati, fu letta nell'aula del tribunale il pomeriggio del 12 gennaio da Frédéric Tressaud, uno degli anarchici sotto processo.

 


 

Che cos’è l’anarchia e chi sono gli anarchici, ecco quello che ci proponiamo di chiarire:

Gli anarchici, Signori, sono dei cittadini che, in un secolo in cui si predica dappertutto la libertà di opinione, hanno ritenuto loro dovere reclamare la libertà piena.

Sì, Signori, noi siamo nel mondo parecchie migliaia, alcuni milioni forse - e non abbiamo altro merito se non quello di affermare ad alta voce ciò che la gente pensa in silenzio - noi siamo parecchie migliaia di lavoratori che rivendicano una libertà piena, tutta la libertà e nient’altro che la libertà!

Noi vogliamo la libertà, e cioè, noi esigiamo per ogni essere umano il diritto e la possibilità di fare ciò che gli è gradito e di non fare ciò che gli risulta sgradevole; di soddisfare tutti i suoi bisogni senza porre altro limite se non ciò che è impossibile in natura e il pari rispetto dei bisogni del prossimo.

Noi vogliamo la libertà, e crediamo che essa sia incompatibile con l’esistenza di qualsiasi potere dominante, quale che sia la sua origine e forma, che si tratti di una persona eletta o imposta, di un potere monarchico o repubblicano, che si ispiri al diritto divino o al diritto popolare, suffragato dalla Santa Ampolla [1] o dal Suffragio Universale.

La storia è davanti ai nostri occhi per insegnarci che tutti i governi si assomigliano e si equivalgono. I migliori sono i peggiori. Un po’ più di cinismo presso gli uni, un po' più di ipocrisia presso gli altri!

Alla base troviamo sempre le stesse procedure, sempre la stessa intolleranza. È consuetudine, anche per i finti liberali, tirare fuori, da sotto la polvere degli arsenali legislativi, qualche buona leggina sull’Internazionale [2], da applicare alle opposizioni che creano problemi.

In altri termini, il male, agli occhi degli anarchici, non risiede in questa o in quella forma di potere esterno. Esso si trova nell’idea stessa di potere come dominio sugli altri; nel principio di autorità imposta.

Il nostro ideale, detto brevemente, consiste nel sostituire, nei rapporti tra le persone, alla tutela amministrativa e legale, e alla disciplina imposta dall’alto, un libero contratto, che può sempre essere modificato e sciolto dalle parti.

Gli anarchici si propongono dunque di mostrare alle persone che possono benissimo fare a meno del governo, come iniziano a fare a meno di Dio. [3]

L’individuo poi imparerà anche a fare a meno dei proprietari. In effetti, il peggiore dei tiranni non è colui che ci imprigiona ma colui che ci affama; non è colui che ci prende per il bavero, ma colui che ci prende per il ventre.

Nessuna libertà senza equità! Nessuna libertà in una società in cui il capitale è monopolizzato nelle mani di una minoranza sempre più esigua e dove nulla è ripartito equamente, neanche l’istruzione pubblica che pure è pagata da tutti.

Noi crediamo fermamente che il capitale, patrimonio comune dell’umanità poiché è il frutto della collaborazione tra le generazioni passate e le generazioni presenti, debba essere a disposizione di tutti di modo che nessuno possa esserne escluso; che nessuno possa accaparrarsene una parte a detrimento degli altri.

Noi vogliamo, detto in breve, l’equità, nei fatti, come corollario o piuttosto come condizione primordiale della libertà. Da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni. [4] Ecco quello che vogliamo sinceramente e fortemente. Ecco ciò che avverrà, perché non vi è potere in grado di prevalere contro rivendicazioni legittime e necessarie. Questo è il motivo per cui ci volete macchiare di tutte le infamie.

Ecco gli anarchici, coloro che voi definite scellerati!

Noi che esigiamo che tutti possano avere di che nutrirsi, che non ci siano impedimenti allo svolgimento di una attività produttiva, e che tutti godano dell’autonomia e della giustizia.

 


 

Gli esiti del processo

Il processo, iniziato l’8 gennaio 1883, si concluse il 19 gennaio con le seguenti condanne:

    •       Toussaint Bordat — Joseph Bernard — Pëtr Kropotkin — Émile Gautier : cinque anni di prigione, 2000 franchi di ammenda, dieci anni di regime di sorveglianza e 5 di privazione dei diritti civili.

    •       Jean-Baptiste Ricard — Pierre Martin — Octave Liégeon : quattro anni di prigione, 500 franchi di ammenda, dieci anni di regime di sorveglianza e cinque anni di privazione dei diritti civili.

    •       Auguste Blonde — Benoît Péjo — Claude Crestin — Antoine Desgranges : tre anni di prigione, 500 franchi d’ammenda, dieci anni di regime di sorveglianza e cinque anni di privazione dei diritti civili.

    •       Etienne Faure — Jules Morel — Pierre Michaud — François Pautet — Frédéric Tressaud : due anni di prigione, 300 franchi d’ammenda, dieci anni di regime di sorveglianza e cinque anni di privazione dei diritti civili.

    •       Félicien Bonnet — Régis Faure — Louis Genet — Antoine Gleizal — Emile Huser — Jacques Peillon — Pierre Pinoy — Michel Sala — Philippe Sanlaville — Charles Voisin — Jacques Zuida — Joseph Genoud : quindici mesi di prigione, 200 franchi d’ammenda e cinque anni di privazione dei diritti civili.

    •       Louis Bardoux — André Courtois — Joseph Bruyère — François Dejoux — Jean-Marie Dupoisat — Victor Fages — Louis Landau — Joseph Trenta — Hyacinthe Jules Trenta : un anno di prigione, 100 franchi d’ammenda e cinque anni di privazione dei diritti civili.

    •       Michel (detto Le Jeune) Chavrier — Jean (detto Joanny) Coindre — Joseph Cottaz — Joseph Damians — Nicolas Didelin — Victor Berlioz-Arthaud — Emile Hugonnard — Charles Sourisseau — Emile Viallet — Louis Champalle : sei mesi di prigione, 50 franchi d’ammenda e cinque anni di privazione dei diritti civili.

    •       David De Gaudenzi — Joseph Ribeyre — Jean-Marie Giraudon — Jean-Marie Thomas — César Mathon : assolti.

Gli imputati assenti furono condannati in contumacia.

    •       Louis Dejoux — Georges Fabre : due anni di prigione, 1000 franchi d’ammenda e cinque anni di privazione dei diritti civili.

    •       Antoine Cyvoct — Henri Borriasse — Jacques Ebersoldt — l’informatore della polizia Georges Garraud  (detto Aristide Valadier) — Jean Baguet — Joseph Bonthoux — Jean-Marie Bourdon — Henry Chazy — Frédéroc Jolly — Adolphe Dard — Jean Renaud — Emile Maurin : cinque anni di prigione, 2000 franchi d’ammenda e cinque anni di privazione dei diritti civili.

Molti dei condannati fecero appello e un nuovo processo ebbe luogo davanti alla Corte d’Appello di Lyon dal 26 febbraio al 6 marzo 1883.

Il tribunale ridusse le pene della maggior parte degli accusati, ma le confermò per Joseph Bernard — Toussaint Bordat — Emile Gautier — Antoine Desgranges — Louis Bardoux — Victor Fages — Michel Chavrier — Jean Coindre — Emile Hugonnard — Charles Sourisseau e Louis Champalle.

Pëtr Kropotkin non fece appello contro la sentenza.

 


Note

[1] La Santa Ampolla era una fiala contenente olio profumato utilizzato per l'unzione dei re di Francia durante la cerimonia dell'incoronazione.

[2] Si tratta dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori fondata a Londra il 28 settembre 1864 e combattuta da tutti i governi che si definivano “liberali”.

[3] Si fa chiaramente riferimento a un Dio imposto attraverso l'osservanza dei precetti di una Chiesa schierata dalla parte del potere statale. Gli anarchici non sono certo per l'imposizione dell'ateismo.

[4] La prima formulazione di questa aspirazione si può far risalire agli Atti degli Apostoli in cui si descrivono le pratiche delle prime comunità cristiane: “Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.” (Atti 4:34 - 4:35)

 

 


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