Henry Seymour

Le due concezioni anarchiche

(1894)

 


 

Nota

In questo breve testo sono presentate, in maniera un po’ estremizzata, due concezioni del variegato mondo dell’anarchia: il comunismo e il mutualismo. Considerato il fatto che il segno distintivo dell’anarchia è la scelta volontaria dell’organizzazione personale e sociale, queste due forme dovrebbero essere entrambe accettate e accettabili qualora siano praticate liberamente e volontariamente nell’ambito della propria comunità. Infatti, qualsiasi imposizione per far prevalere il proprio modello organizzativo sarebbe del tutto in contrasto con i principi teorici e pratici dell’anarchia. Nonostante ciò, questo scritto rimane interessante perché mostra i contrasti tra le varie anime della concezione anarchica.

Fonte: Henry Seymour, The two anarchisms, Oriole Press, New Jersey, 1935.

 


 

Gli anarchici si dividono in Mutualisti, che cercano di attuare la loro organizzazione economica attraverso una Banca di Scambio e una moneta libera; e Comunisti, il cui motto è: “Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni.” 
(Hazell’s Annual Encyclopedia, 1886)

 

Ci sono due concezioni dell’anarchia e cioè due scuole.

Una è comunista e l’altra mutualista.
Una è emotiva, l’altra filosofica.
Una è utopista, l’altra pratica.
Una è dogmatica, l’altra razionale.
Una è distruttiva, l’altra è costruttiva.
Una è rivoluzionaria, l’altra evolutiva.
Una si basa sulla logica della forza, l’altra sulla forza della logica.
Una crede che lo Stato sia la causa della condizione economica delle persone. L’altra che la condizione economica delle persone sia il frutto della loro ignoranza in materia di economia.

Entrambe concordano che lo Stato genera ogni sorta di mali, e che l’attuale amministrazione della giustizia è una impostura.
Una vorrebbe distruggere lo Stato di colpo, l’altra ritiene che altri mali, di pari grandezza, deriverebbero da una simile fretta.
Una pensa che l’anarchia sia una condizione in grado di essere realizzata subito, l’altra la vede come un ideale verso il quale l’umanità tende inconsciamente, ma che può essere raggiunto, in modo permanente, solo attraverso una serie di sviluppi di ordine economico e morale, in sintonia con tale ideale, e che operano lungo linee di minima resistenza.
Una si propone di sostituire il potere dello Stato con un controllo diretto da parte della “comunità”, l’altra si oppone sia al dominio dello Stato che a quello della massa. Entrambe hanno un solo obiettivo: la piena libertà e autonomia.

Una lascerebbe a tutti la libertà di lavorare quando, dove e come ciascuno vuole, e consumare tutto quello che ognuno vuole prendendolo dalle risorse in comune; l’altra è contro lo sfruttamento del lavoro industriale da parte dei parassiti, e del talento da parte degli incompetenti.
Una ritiene che tutti lavorerebbero piacevolmente in presenza del comunismo, l’altra non nutre la stessa fiducia nel fatto che le persone non cerchino di evitare il lavoro soltanto perché lo si rende più gradevole.

Entrambe credono nell’eguaglianza.
Una crede nell’eguaglianza dei beni, l’altra nell’eguaglianza dei diritti, la qual cosa offrirebbe ad ognuno l’opportunità di godere equamente dei beni materiali.
Una vede nella proprietà la causa fondamentale della povertà e della disuguaglianza generata ad arte, l’altra pone l’accento sul fatto che è il monopolio la causa di tutto ciò.
Una vorrebbe abolire la proprietà, l’altra vorrebbe renderla possibile per tutti.
Una desidera espropriare tutti, l’altra vorrebbe rendere proprietari tutti i produttori.
Una afferma: “Tutto ciò che è prodotto spetta alla comunità, e ad ognuno è dato secondo i suoi bisogni.” L’altra sostiene: “Ciò che è prodotto spetta al produttore e ad ognuno è dato secondo la sua attività.”

Una ritiene la concorrenza un male, l’altra vede nell’emulazione la fonte del progresso.
Una ritiene che la fine della concorrenza renderebbe possibili i miglioramenti sociali, l’altra che produrrebbe la stagnazione sociale.
La prima vorrebbe sopprimere le leggi dell’economia, l’altra vorrebbe dare loro libero gioco eliminando i vincoli introdotti per legge, che sconvolgono il vero sviluppo e, di conseguenza, generano fenomeni abnormi.
Una afferma che la concorrenza tiene bassi i salari al livello di sussistenza, l’altra sostiene che i salari sono mantenuti bassi per via del monopolio che le classi privilegiate hanno sulla gestione della moneta come indicatore di ricchezza.
Una nega che sia possibile misurare accuratamente il valore del contributo di ognuno alla produzione, l’altra afferma che ciò è del tutto fattibile attraverso l’introduzione di strumenti di scambio che rappresentino una misura veritiera e sensata.

Una dichiara il denaro la fonte di ogni male, l’altra sostiene che il male ha parecchie fonti.
Una attribuisce l’esistenza di eccessi di produzione e povertà al sistema monetario in sé, l’altra attribuisce il fenomeno a un sistema monetario basato sul privilegio.
Una vorrebbe eliminare il denaro in blocco, l’altra è favorevole all’introduzione di un mezzo di scambio libero basato su tutti i VALORI, invece di assegnare alla moneta una supremazia arbitraria su tutti gli altri beni che hanno ugualmente valore.
Una pensa che questo sistema diventerà alla fine pessimo come quello che l’ha preceduto, l’altra saprebbe come abolire immediatamente l’interesse sul denaro, e tenderebbe ad abbassare sempre più la rendita per poi, alla fine, eliminarla del tutto.

Una dichiarerebbe la guerra civile e confischerebbe la ricchezza esistente come pure i mezzi di produzione, l’altra organizzerebbe pacificamente delle Banche di Scambio attraverso le quali gestire il credito ed effettuare le transazioni, permettendo a ciascuno di avviare subito delle attività produttive e rimuovendo, gradualmente ma sicuramente, tutti gli ostacoli alla futura produzione, senza effettuare alcuna confisca.

Una vorrebbe che la famiglia allargata fosse la base della struttura sociale, l’altra vorrebbe che lo fosse la giustizia.
Entrambe credono nel libero amore.
Una favorisce la promiscuità priva di responsabilità nelle relazioni sessuali (dal momento che la comunità è responsabile dell’educazione dei nuovi nati), l’altra è favorevole a liberi accordi relazionali che danno, ad entrambe le parti, uguali libertà e reciproche responsabilità.
Una vorrebbe quindi distruggere il matrimonio e la famiglia nucleare, l’altra vorrebbe rafforzarla.

Una vorrebbe cancellare l'imposizione fiscale attraverso l’eliminazione del governo, l’altra attraverso un libero governo (le cui funzioni si limiterebbero a garantire la conservazione per tutti di pari diritti) i cui costi amministrativi ricadrebbero su coloro che commettono azioni criminali e lo rendono, per questo, necessario.
Una ritiene che l’abolizione dello Stato e il conseguente libero accesso per tutti ai mezzi per vivere ridurrebbero immediatamente il crimine a un minimo, l’altra pensa che un gran numero di atti criminali sarebbero evitati con la fine dello Stato, ma che è solo con l’educazione della specie umana che il crimine può essere eradicato del tutto e con esso la necessità dello Stato.

Ho sostenuto fin qui che esistono due concezioni anarchiche.

Concludo affermando che c’è una sola concezione dell’anarchia logica e coerente, e questa alla fine prevarrà.

 


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