Rudolf Rocker

Lo Stato

(1937)

 



Nota

Un breve estratto che chiarisce il pensiero di Rocker sullo Stato in una delle fasi più buie della storia dell'Europa, alla vigilia del secondo grande massacro del secolo XX.

Fonte: Rudolf Rocker, Nationalism and Culture, Libro II, Capitolo 12, Rocker Publications Committee, Los Angeles, 1937.

 


 

La storia dello Stato è la storia dell’oppressione degli esseri umani e dell’esproprio delle loro capacità intellettuali. È la storia della bramosia illimitata di potere di una esigua minoranza che ha di mira soltanto l’asservimento e lo sfruttamento delle persone. Quanto più profondamente lo Stato penetra nella sfera di attività della vita sociale, tanto più i suoi capi riescono a trasformare le persone in macchine prive di ragione e di volontà propria, e tanto più il mondo diventa una vasta prigione in cui, alla fine, non vi sarà più un soffio di libertà. Ciò che avviene attualmente in Italia, Ungheria, Polonia, Austria, Russia e Germania parla un linguaggio fin troppo eloquente perché ci si possa più a lungo ingannare riguardo alle conseguenze inevitabili di tale “evoluzione”. Che su tale cammino non si prospetti un roseo futuro per le persone è estremamente chiaro a tutti coloro che hanno occhi per vedere e orecchie per sentire. Quello che sta sorgendo adesso all’orizzonte sociale dell’Europa e del mondo è la dittatura delle tenebre che crede che la società tutta possa essere congegnata come gli ingranaggi di una macchina il cui movimento regolare soffoca qualsiasi aspetto vitale e pone come principio ultimo il più rozzo meccanicismo. Non illudiamoci: non è la forma di Stato ma è lo Stato in sé che genera il male e continuamente lo alimenta e lo sostiene. Quanto più il governo elimina l’elemento sociale dalla vita delle persone e lo forza a sottostare alle sue imposizioni, tanto più rapidamente la società si dissolve in frammenti disgiunti. Allora assistiamo alla perdita di qualsiasi connessione interna e si precipita, in maniera sconsiderata, in scontri idioti per conflitti di interesse o ci si lascia andare alla deriva, senza preoccuparsi di dove si andrà a finire.

Quanto più permane e si rafforza questo stato di cose, tanto più difficile sarà unire le persone in una nuova comunità sociale e stimolarle a un rinnovamento delle loro relazioni. La fiducia delirante nella dittatura, che si sta diffondendo in Europa come una pestilenza, è solo il frutto maturo di una fede insensata nello Stato che, per decenni, si è riusciti a instillare nel cervello delle persone. Il grande problema a cui siamo posti di fronte ai nostri tempi non è il governo degli uomini ma l’amministrazione delle cose, e questo non può mai essere risolto nell’ambito dell’attuale organizzazione statale. Non si tratta di come siamo governati, ma perché siamo governati. Questo infatti è il segno della nostra immaturità e ci impedisce di prendere direttamente in mano le nostre esistenze attive. Noi barattiamo la “protezione” da parte dello Stato con la nostra libertà, anche quella di rimanere in vita, e non ci rendiamo conto che è questa “protezione” che fa della nostra vita un inferno e che solo la libertà può ridarle dignità ed energia.

Al giorno d’oggi ci sono troppe persone che riconoscono i mali della dittatura, ma si consolano col credere, in maniera fatalistica, che essa è indispensabile, come fase transitoria, posto che noi abbiamo di mira la cosiddetta “dittatura del proletariato” che, ci viene detto. porterà inevitabilmente al socialismo. Non sono stati forse i pericoli che minacciavano il giovane Stato comunista in Russia che hanno costituito una giustificazione morale per la dittatura? E non si deve forse convenire che la dittatura cederà il posto ad una condizione di maggiore libertà non appena questi rischi saranno superati e lo “Stato proletario” si sarà rafforzato internamente?

Da allora sono trascorsi quasi venti anni e la Russia è adesso lo Stato più militarizzato d’Europa, legato alla Francia e ad altri Stati da una alleanza per la reciproca sicurezza. Lo Stato bolscevico non solo ha ricevuto il riconoscimento da parte di altre potenze, ma è anche rappresentato oggi in tutti i corpi della diplomazia internazionale e non è esposto a pericoli maggiori provenienti dall’esterno più di quanto lo sia qualsiasi altra grande potenza europea. Ma le condizioni politiche interne non sono cambiate; anzi, sono peggiorate di anno in anno e hanno reso qualsiasi speranza in un futuro migliore una farsa. Ogni anno che passa aumenta il numero delle vittime della repressione politica. Tra loro troviamo migliaia di persone che negli ultimi quindici anni sono state trascinate di prigione in prigione o sono state messe a morte non perché si sono ribellate in maniera violenta contro l’attuale sistema, ma perché non potevano accettare le dottrine imposte dallo Stato e avevano, riguardo alla soluzione del problema sociale, idee differenti da coloro che occupano posizioni di potere.

Questa situazione non può essere spiegata facendo ricorso alla scusa, accettata ingenuamente da molti, della pressione esercitata da talune condizioni esterne. Essa è il risultato logico di un atteggiamento totalmente illibertario che non nutre la minima comprensione o simpatia per i diritti e le convinzioni delle persone. Questa è la logica dello Stato totalitario che giustifica l’esistenza dell’individuo solo in quanto si pone al servizio dell’apparato politico. Un sistema che stigmatizza la libertà come un “pregiudizio borghese” non può portare ad altro che a questi risultati. Nel corso della sua espansione, tale sistema doveva elevare a principio fondamentale dello Stato la soppressione di ogni libera espressione del pensiero e rendere il patibolo e la prigione i pilastri della sua esistenza. E, inoltre, doveva avanzare, ancora più di qualsiasi sistema reazionario del passato, lungo questo cammino disastroso. I suoi capi non si sono accontentati di rendere del tutto indifesi i loro oppositori rivoluzionari e socialisti, portandoli davanti ai tribunali o seppellendoli vivi; essi hanno anche negato alle loro vittime la sincerità delle loro idee e la purezza del loro carattere, e hanno impiegato qualsiasi mezzo a loro disposizione per dipingerli, davanti al mondo, come dei mascalzoni al soldo delle forze reazionarie.

Gli uomini e le donne che erano rinchiusi in Russia nelle prigioni dello zar erano considerati, da tutti coloro che amavano la libertà, come dei martiri per le loro idee. Anche i carcerieri dello zar non avevano la sfrontatezza di attaccare l’integrità morale o la sincerità dei prigionieri politici. Invece, le vittime della dittatura del proletariato sono state ingiuriate e calunniate in maniera vergognosa dai loro aguzzini e mostrate davanti al mondo come la feccia della società. E centinaia di migliaia di fanatici, in ogni paese, con i loro piccoli cervelli sintonizzati solo sulle note che provenivano da Mosca, avendo perso qualsiasi capacità di pensare autonomamente, o forse, non avendola mai posseduta, balbettavano e ripetevano qualsiasi menzogna gli autocrati russi mettevano loro in bocca.

Siamo qui in presenza di un fatto reazionario più profondo e più disastroso, nelle sue conseguenze, di ogni espressione politica reazionaria del passato. E questo perché i reazionari di oggi non rappresentano sistemi di governo speciali sorti come una escrescenza dei metodi violenti utilizzati da piccole minoranze. Il fenomeno reazionario attuale si caratterizza come fede cieca da parte di larghe masse che proclamano, come fatto assolutamente desiderabile, anche la violazione più obbrobriosa dei diritti umani qualora sia stata commessa da una parte specifica, e condanna, senza alcuna riflessione critica, tutto ciò che tale parte bolla come falso ed eretico. La fede nella infallibilità del dittatore sostituisce ai giorni nostri la fede nella infallibilità del Papa cattolico e porta, sotto il profilo morale, agli stessi risultati. È possibile lottare contro la forza delle idee reazionarie solo se è possibile fare appello alla ragione e all’esperienza umana. Contro il fanatismo cieco dei pappagalli senza cervello che avversano in anticipo ogni convinzione onesta, qualsiasi argomentazione razionale è futile. Hitler, Mussolini e Stalin sono solo i simboli della fede cieca che condanna spietatamente qualsiasi cosa si opponga al loro potere.

 


[Home] [Top]