Paul Goodman

Anarchia come Autonomia

(1972)

 



Nota

In questi passaggi Paul Goodman caratterizza l'anarchia come autonomia, e questa è una formulazione sintetica molto interessante di quello che essa è o dovrebbe essere.

Fonte : Estratti da Paul Goodman, Little Prayers and Finite Experience, Capitolo 2, Politics within Limits, Widwood House, London, 1973 e da, Drawing the Line, Paul Goodman's Anarchist Writings, PM Press, Oakland, 2010.

 


 

Io, come chiunque altro, vedo situazioni oltraggiose che mi afferrano alla gola, e non riesco a non identificarmi con esse, proprio come se fossero oltraggi fatti a me. Rappresentano insulti alla bellezza del mondo, e mi indignano. Sono menzogne, vacuità, volgarità che di colpo mi  fanno star male. Le autorità in carica non sanno cosa voglia dire essere generosi; spesso sono semplici burocrati e individui sprezzanti. Come soleva dire Malatesta, cerchi una vita migliore e loro si mettono di mezzo, e poi la colpa è tua se c’è uno scontro. Ma quel che è peggio, è chiaro, dal loro comportamento distruttivo, che questa gente è insana di testa, malvagia di cuore, e causerà la rovina sua e di quanti sono ad essa associati. Per cui talvolta faccio quasi gli scongiuri perché mi trovo anche io a far parte della stessa tribù e a calpestare lo stesso suolo.

Le persone hanno il diritto di essere strane, stupide, arroganti. È la loro specialità. Il nostro errore è di dotare qualcuno di un potere sulla collettività. L’anarchia è la sola strada che non ci porta alla rovina. Sopprimere l’indignazione, la nausea, il disprezzo, rappresenta un disastro morale. Ma costituisce un disastro politico (e presto anche morale) trasformare tutto ciò in un programma di partito. Il corretto uso degli strumenti politici è puramente negativo, e cioè mettersi assieme, far cessare qualcosa.

È un fraintendimento comune il pensare che gli anarchici ritengano che “la natura umana sia buona” e che perciò si può dare fiducia alle persone riguardo all'amministrazione della società. Invece noi siamo tendenzialmente piuttosto pessimisti. Non dobbiamo fidarci troppo delle persone, e per questo dobbiamo evitare la concentrazione del potere [1]. E le persone al potere sono, in particolare, portate ad essere affette da stupidità perché non sono a contatto diretto con la realtà concreta e non fanno altro che interferire con le iniziative degli altri, e ciò rende anche questi ultimi degli esseri stupidi e ansiosi. Immagina cosa significhi per il carattere di una persona essere deificato come Mao Tse-tung o Kim Il-sung. O essere abituati a pensare l’impensabile, come fanno gli uomini del Pentagono.

Molti pensatori anarchici hanno come punto d'avvio un desiderio appassionato di libertà. Talvolta questo è un imperativo metafisico-morale, con in aggiunta uno zelo missionario; ma per lo più è un grido animalesco o un anelito religioso, come l’inno dei prigionieri nel Fidelio. Essi hanno visto o subito troppe costrizioni - la servitù feudale, la schiavitù in fabbrica, la privazione delle libertà, la colonizzazione da parte di una potenza imperiale, la manipolazione clericale. La mia esperienza di vita, tuttavia, è stata, tutto sommato, abbastanza libera. “Loro” [quelli al potere] non sono stati in grado di restringerla troppo, sebbene io abbia subito alcuni dei soliti allettamenti, molte punizioni e parecchie minacce. Non ho bisogno di scrollarmi di dosso le restrizioni per essere me stesso. Quello di cui mi lamento, di solito, non è che sono in una prigione, ma che sono in esilio o che sono nato sul pianeta sbagliato. Il mio vero scontento è che il mondo, per me, manca di praticità; per impazienza e per mancanza di coraggio lo rendo addirittura ancora meno pratico di quanto potrebbe essere.

Secondo me, il principio cardine dell’anarchia non è la libertà ma l’autonomia, la capacità di iniziare un progetto e di farlo a modo proprio. Senza ricevere ordini dalle autorità che non sono a conoscenza del problema reale e dei mezzi disponibili. Una direttiva dall’esterno può talvolta essere inevitabile, come nel caso di situazioni di emergenza, ma ciò va a scapito della vitalità. Il comportamento delle persone è molto più gentile, vigoroso e selettivo quando non c’è l’intervento dello stato, dei controllori, dei dirigenti di grandi imprese, di pianificatori centrali e di rettori di università. Costoro tendono a creare situazioni di cronica emergenza in modo da essere sempre indispensabili. In molti casi, l’impiego del potere per far eseguire un compito diventa subito qualcosa di inefficiente. Il potere esterno inibisce le funzioni interne. “Lo spirito è un motore autonomo” dice Aristotele.

La debolezza della “mia” posizione anarchica basata sull'autonomia, è che, mentre la passione per la libertà costituisce una motivazione potente per la trasformazione politica, ciò non è il caso per l’autonomia. Le persone autonome si difendono in maniera tenace ma con mezzi meno estenuanti, utilizzando parecchio la resistenza passiva. L'energia ricca di passione delle persone oppresse ha tuttavia, come risultato, il fatto che, se rompono le loro catene, poi non sanno più cosa fare. Non essendo state autonome, non sanno cosa sia esserlo, e prima che lo imparino, hanno nuovi amministratori che non hanno alcuna fretta di mettersi da parte. Gli individui oppressi sperano troppo da una Nuova Società, invece di essere attenti a vivere la propria vita. Essi devono fare affidamento l’uno sull’altro nel corso della lotta, ma la loro solidarietà diventa una cosa astratta e un comportamento anticonvenzionale è definito attività controrivoluzionaria.

Le possibilità offerte dalla mia più debole concezione anarchica basata sull'autonomia, è che le persone autonome potrebbero vedere che la situazione attuale è disastrosa per loro e che la loro autonomia è continuamente erosa. Esse non possono fare a meno di rendersene conto. Non possono impegnarsi in un lavoro utile per tutti o farlo onestamente o praticare una professione in modo nobile. Le arti e le scienze sono corrotte. Una piccola impresa deve crescere a dismisura solo per sopravvivere. I giovani non possono trovare la strada per realizzare le loro vocazioni.

Il talento creativo è soffocato dal bisogno di titoli di studio. I soldi delle tasse sono sprecati per la guerra, per pagare gli insegnanti nelle scuole e per le spese generali. E via di questo passo. I rimedi a tutto ciò potrebbero essere introdotti passo a passo e si potrebbe farlo senza sconvolgimenti drammatici, ma i cambiamenti devono essere radicali perché molte istituzioni non possono essere rimodellate e il sistema stesso è impossibile da far funzionare. Molto può essere fatto semplicemente eliminando parecchia muffa che ci sta attorno.

 


Nota

[1] Già nel 1887, in una lettera a Mandell Creighton, Lord Acton aveva evidenziato assai chiaramente i rischi connessi ad una concentrazione del potere, affermando: "Power tends to corrupt and absolute power corrupts absolutely." [Il potere tende a corrompere, e il potere assoluto corrompe in maniera assoluta].

 

 


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