Emma Goldman

Anarchia: cosa significa e cosa propone davvero

(1910)

 


 

Nota

Un testo potente, ricco di spunti e di riflessioni volti a chiarire a coloro che non sono resi ciechi dai pregiudizi che l’anarchia è davvero la concezione più favorevole allo sviluppo delle migliori potenzialità della natura umana e della varietà necessaria alle sue multiformi espressioni personali e sociali.

Fonte: Emma Goldman, Anarchism: what it really stands for, 1910.

 


 

La storia della crescita e dello sviluppo del genere umano è, al tempo stesso, la storia della terribile lotta che deve ingaggiare ogni nuova idea che annuncia il sorgere di un futuro più radioso. Attraverso la sua stretta presa sulla tradizione, il vecchio mondo non ha mai esitato a impiegare i mezzi più disgustosi e crudeli per bloccare il nuovo che avanza, sotto qualsiasi forma o in qualsiasi epoca esso cerchi di affermarsi. Non serve ricostruire le sequenze di un passato lontano per rendersi conto delle enormi resistenze, difficoltà e prove poste sul cammino di ogni idea di progresso. Gli atroci patimenti, le odiose punizioni, e l’uso della frusta sono ancora pratica corrente; come pure la divisa del condannato e la collera sociale, tutti uniti contro lo spirito di progresso che avanza serenamente.

La concezione anarchica non poteva sfuggire al destino riservato a tutte le idee innovative. In effetti, essendo la concezione più rivoluzionaria e quella priva di compromessi, è assolutamente necessario che essa faccia fronte all’insieme di ignoranza, di superstizioni e di calunnie insite nel mondo che si propone di rinnovare. 

Per trattare anche solo superficialmente di tutto ciò che viene detto e fatto contro l’Anarchia occorrerebbe scrivere un intero volume. Io mi occuperò di affrontare solo due delle obiezioni principali che le vengono mosse contro. In questo modo, al tempo stesso, cercherò di illustrare cosa significa e cosa propone davvero la concezione anarchica.

Lo strano fenomeno dell’opposizione all’Anarchia fa sì che appaia in piena luce il rapporto tra il cosiddetto sapere e l’ignoranza. Ma ciò non è così strano quando consideriamo che tutte le cose sono relative. La massa ignorante ha a sua giustificazione il fatto che non pretende di possedere la conoscenza o di essere tollerante. Agendo, come fa sempre, sulla spinta del puro impulso, il suo modo di ragionare è simile a quello di un fanciullo, che si pone delle domande e si dà delle risposte semplici e immediate. Nonostante ciò, l’opposizione all’Anarchia da parte delle persone ignoranti merita di essere presa in esame alla pari di quella delle persone istruite.

Allora, quali sono queste obiezioni? Innanzitutto, che l’Anarchia è qualcosa di irrealizzabile, sebbene sia una idea meravigliosa. Inoltre, che l’Anarchia è favorevole alla violenza e alla distruzione e, per questo motivo, deve essere rifiutata come qualcosa di ignobile e di pericoloso. Sia la persona informata che la massa ignorante formano il loro giudizio non attraverso una conoscenza approfondita del tema ma attraverso il sentito dire o false interpretazioni.

Uno schema pratico, sostiene Oscar Wilde, è sia uno già esistente, oppure uno schema che potrebbe essere messo in atto nell’ambito delle condizioni esistenti. Ma è proprio alle condizioni esistenti che gli anarchici fanno obiezione, e qualsiasi schema che accettasse queste condizioni è o errato o ingenuo. Piuttosto, si tratta di vedere se lo schema proposto possiede una energia vitale sufficiente a permettere di abbandonare le acque stagnanti del vecchio mondo, e non solo di costruire ma anche di sostenere una nuova esistenza. Alla luce di questa prospettiva, l’Anarchia è qualcosa di eminentemente pratico. Più di ogni altra concezione, essa aiuta a mettere da parte errori e idiozie correnti; più di ogni altra idea, essa è davvero in grado di costruire e sostenere una nuova vita.

Le emozioni delle persone ignoranti sono continuamente tenute sotto tensione attraverso la diffusione di storie oltremodo raccapriccianti sull’anarchia. Non vi è diceria più ingiuriosa che non sia stata utilizzata contro la filosofia anarchica e i suoi esponenti. Perciò l’Anarchia rappresenta, per coloro che non riflettono, ciò che il proverbiale essere malvagio è per un bambino, vale a dire, il mostro vestito di nero intento a divorare tutto. In una parola, la distruzione e la violenza.

Distruzione e violenza! Ma come può la persona comune sapere che la cosa più violenta che esiste nella società è l’ignoranza? Che il suo potere di distruzione è proprio ciò contro cui combattono gli anarchici? Essa non è neppure consapevole che l’Anarchia, le cui radici fanno in realtà parte delle forze della natura, elimina non i tessuti sani, ma le escrescenze parassitarie che succhiano l’essenza stessa della vita in società. È solo estirpando le male erbe dal suolo che si possono produrre buoni frutti.

Qualcuno ha affermato che ci vuole meno sforzo mentale a condannare che a riflettere. L’indolenza mentale così diffusa che prevale nella società testimonia la verità di questa affermazione. Piuttosto che andare a fondo nella scoperta di una certa idea, esaminandone l’origine e il significato, la maggior parte delle persone o la condannano in blocco o poggiano il loro giudizio su qualche definizione superficiale o su qualche pregiudizio. L’Anarchia, al contrario, esorta l’essere umano a riflettere, verificare, analizzare qualsiasi affermazione. Detto ciò, per non affaticare troppo le capacità mentali del comune lettore, inizierò con una definizione e poi procederò illustrandola in maniera più precisa.

Anarchia: La filosofia di un nuovo ordine sociale basato sulla libertà, al di fuori di restrizioni imposte per mezzo di leggi; essa è la teoria che sostiene che tutte le forme di potere poggiano sulla violenza e sono perciò errate e dannose, come pure non necessarie. 

Il nuovo ordine sociale dovrebbe, di certo, avere come fondamenta la produzione materiale; ma mentre gli anarchici sono concordi nel sostenere che i mali maggiori sono attualmente di ordine economico, essi ritengono che la soluzione a tali mali possa essere apportata solo se si tiene in considerazione ogni aspetto e fase della vita: quella individuale come quella collettiva, quella interna come quella esterna.

Una analisi approfondita della storia dello sviluppo umano rivelerà la presenza di due elementi in forte contrasto l’uno con l’altro; elementi che solo ora iniziano ad essere compresi non come estranei tra di loro, ma come strettamente collegati e davvero in sintonia se solo fossero posti nel loro proprio contesto: gli istinti individuali e quelli sociali. L’individuo e la società hanno condotto, nel corso della storia, una battaglia incessante e sanguinosa per la supremazia, e questo perché ognuno era cieco per quanto riguarda il valore e l’importanza dell’altro.

Gli istinti individuali e quelli sociali. L’uno come fattore estremamente potente per l’impegno e lo sforzo personale, per la crescita, per l’aspirare a qualcosa, per il realizzare sé stessi; l’altro, un fattore parimenti importante per l’aiuto reciproco e il benessere di tutti.

La spiegazione della tempesta che infuria all’interno dell’individuo, e tra lui e l’ambiente circostante, non è difficile da individuare. L’essere umano primitivo, incapace di comprendere il suo essere, e ancor meno l’unità di tutte le forme della vita, si è trovato del tutto dipendente da forze cieche e sconosciute, sempre pronte a prendersi gioco di lui e a deriderlo. Da ciò è nata la concezione religiosa che raffigura l’individuo come mero granello di sabbia, che dipende da poteri a lui superiori, posti molto in alto, e che possono essere placati solo con una totale subordinazione. Tutte le saghe del passato poggiano su questa idea che continua ad essere il motivo dominante del racconto biblico [1] che tratta della relazione tra l’essere umano da una parte e Dio, lo Stato e la Società dall’altra.  Si sente ripetere di continuo la stessa tesi, che l’essere umano è nulla e che i poteri superiori sono tutto. Per cui Geova [2] accetterebbe l’individuo solo a condizione di una sua resa totale. L’essere umano può godere di tutte le risorse della terra, ma non deve diventare consapevole del suo proprio essere. Lo Stato, la Società e le leggi morali recitano tutti lo stesso ritornello: l’individuo può godere di tutte le risorse della terra, ma non deve diventare consapevole di sé stesso.

L’anarchia è la sola concezione filosofica che sviluppa nell’essere umano la consapevolezza di sé. L’unica concezione che sostiene che Dio, lo Stato, e la Società sono entità che non esistono in sé stesse, e che quello che tali entità promettono è qualcosa di inesistente e di vuoto nella misura in cui può essere realizzato solo attraverso l’assoggettamento degli esseri umani. L’anarchia, quindi, prospetta l’unità di tutte le forme di vita, non solo nell’ambito della natura ma anche in quello degli esseri umani. Non vi è alcuna contrapposizione conflittuale tra gli istinti individuali e quelli sociali, più di quanta ve ne sia tra il cuore e i polmoni: l’uno è il contenitore della essenza preziosa della vita, l’altro il depositario dell’elemento che mantiene l’essenza pura e forte. L’individuo è il cuore della società, preservando l’essenza della vita sociale; la società sono i polmoni che fanno circolare quell’elemento di modo che l’essenza vitale - vale a dire la singola persona - sia pura e forte. 

“L’unica cosa che ha valore al mondo” afferma Emerson [3] “è lo spirito attivo; ogni persona lo possiede al suo interno. Lo spirito attivo vede la verità piena e l’afferma e la crea.” In altre parole, l’istinto naturale di ogni individuo è ciò che ha valore al mondo. È lo spirito sincero e veritiero che osserva e genera la verità viva, da cui ha origine una verità ancora più grande, lo spirito sociale rinnovato.

L’Anarchia è la grande forza liberatrice che allontana i fantasmi che hanno imprigionato l’essere umano; è lo strumento di mediazione e di pacificazione delle due forze in vista dell’armonia tra individuo e società. Per conseguire questa unità, l’Anarchia combatte le influenze nocive che hanno impedito fino ad ora di armonizzare gli istinti individuali con quelli sociali, l’individuo e la società.

La religione come dominatrice della mente umana; la proprietà come dominatrice dei bisogni umani; e il governo, come dominatore delle azioni umane, rappresentano le roccaforti dell’assoggettamento delle persone e di tutte le orrende realtà che ne derivano.

La religione! Quanto domina la mente dell’individuo, quanto umilia e degrada il suo spirito. Dio è tutto, l’essere umano è nulla. Questo è quanto afferma la religione [4]. Ma, da questo nulla Dio ha creato un reame così dispotico, tirannico, crudele, così terribilmente esigente che niente se non tristezza, lacrime e sangue hanno dominato il mondo dal momento in cui sono apparse le divinità. L’Anarchia stimola l’essere umano a ribellarsi contro questo tetro mostro. Spezza le tue catene mentali, dice la concezione anarchica all’individuo, perché solo quando penserai e giudicherai in maniera autonoma ti libererai dal dominio delle tenebre che costituisce l’ostacolo più grande ad ogni progresso.

La proprietà è il dominio esercitato sui bisogni dell’essere umano, la negazione del diritto di soddisfare le sue esigenze di base. Vi è stato un tempo in cui la proprietà di alcuni era proclamata come un diritto divino, utilizzando le stesse espressioni che si applicano alla religione. “Sacrificio! Abnegazione! Sottomissione!” Lo spirito dell’Anarchia ha sollevato l’essere umano da questa posizione di prostrazione. Ora l’individuo sta all’impiedi, con il suo viso rivolto verso la luce. Ha imparato a riconoscere la natura della proprietà, insaziabile, divoratrice e devastatrice, e si sta preparando a colpire a morte il mostro.

“La proprietà è il furto” ha affermato l’anarchico Proudhon [5]. Sì, un furto, ma senza alcun rischio e pericolo per il rapinatore. Monopolizzando gli sforzi dell’essere umano accumulati nel tempo, la proprietà lo ha privato di diritti di cui dovrebbe godere fin dalla nascita e lo ha reso un povero e un reietto [6]. La proprietà non ha nemmeno la scusa, del tutto logora, che gli individui non producono abbastanza da soddisfare tutti i loro bisogni. Qualsiasi studente di economia a livello elementare sa che la produttività del lavoro nel corso degli ultimi decenni ha superato di gran lunga la normale domanda di beni. Ma che cos’è una domanda normale in presenza di una istituzione abnorme? La sola domanda riconosciuta dalla proprietà dei pochi consiste nel suo insaziabile appetito per una ricchezza ancora più grande, perché ricchezza significa potere; il potere di sottomettere, di schiacciare, di sfruttare, il potere di asservire, oltraggiare, degradare. L’America in particolare si gloria del suo grande potere, della sua enorme ricchezza nazionale. Povera America, a cosa serve tutta questa ricchezza se gli individui che fanno parte del paese sono nella più oscena povertà. Se vivono nello squallore, nel sudiciume, nel crimine, senza né speranza né gioia, un esercito di esseri sottomessi, privi di riparo e di volontà propria, in pasto agli sfruttatori.        

Si ritiene generalmente che, a meno che i ricavi di ogni iniziativa in affari eccedano i costi, la bancarotta sia inevitabile. Ma coloro che sono impegnati nella attività di produrre ricchezza non hanno ancora appreso neanche questa semplice lezione. Ogni anno i costi di produzione in termini di vite umane continuano ad aumentare (50mila morti sul lavoro e 100mila feriti in America solo l’anno scorso); invece i ricavi dei lavoratori che sono attivi nella produzione della ricchezza diventano sempre più esigui. Eppure, l’America continua ad essere cieca di fronte a questa bancarotta del nostro modo di produrre. E questo non è il suo solo crimine. Ancora più drammatico è il crimine di ridurre il produttore a mero ingranaggio di una macchina, con volontà e possibilità decisionali inferiori rispetto al suo padrone di acciaio e ferro. L’essere umano è derubato non solo dei prodotti del suo lavoro, ma anche del potere di iniziativa autonoma, di creatività, e dell’interesse o del desiderio riguardo al risultato della sua attività.

La vera ricchezza consiste in cose utili e belle, cose che servono a generare corpi forti e meravigliosi, e ambienti attraenti per viverci. Ma se l’individuo è destinato solo ad avvolgere del filo di cotone attorno ad un rocchetto, o a scavare il carbone, o a costruire strade per trenta anni della sua vita, non si può certo parlare di ricchezza. Quello che egli dà al mondo sono solo cose tristi e orribili, riflessi di una esistenza smorta e paurosa - un essere troppo debole per vivere, troppo vigliacco per morire. Strano a dirsi, ci sono persone che esaltano questo micidiale metodo di produzione centralizzata come se fosse il risultato più mirabile della nostra epoca. Costoro sono del tutto incapaci di rendersi conto che, se continuiamo con l’essere subordinati alle macchine, la nostra schiavitù risulterà più completa di quanto non fosse il nostro asservimento al sovrano. Essi non vogliono affatto vedere che la centralizzazione del potere non è solo la campana a morte della libertà ma anche il rintocco funebre per quanto riguarda la salute e la bellezza, l’arte e la scienza. Tutto ciò è impossibile da preservare e sviluppare in una condizione umana dominata dal macchinismo [7].

L’Anarchia non può fare altro che ripudiare un tale metodo di produzione. Il suo scopo è di sviluppare l’espressione più libera possibile di tutte le energie latenti dell’individuo. Oscar Wilde ha definito una squisita personalità come “quella che si sviluppa in presenza di condizioni ideali, e che non è ferita, menomata o in pericolo.” [8] Una squisita personalità, quindi, è possibile solo in una situazione sociale in cui l’essere umano è libero di scegliere il modo, le condizioni e i tempi del lavoro. Un essere per il quale produrre un tavolo, costruire una casa o coltivare un campo è simile a ciò che fa un artista quando dipinge o uno scienziato quando è impegnato nelle sue ricerche - il risultato di una ispirazione personale, di un desiderio intenso e di un profondo interesse nella propria attività come forza creatrice. Essendo questo l’ideale dell’Anarchia, l’organizzazione economica a cui essa mira consiste nella associazione volontaria delle persone nell’ambito della produzione e della distribuzione, con lo sviluppo progressivo di una sorta di libera messa in comune delle risorse, per utilizzare al meglio gli strumenti produttivi, con il minor consumo possibile di energia umana. L’Anarchia, ad ogni modo, riconosce anche il diritto dell’individuo, o di un gruppo di individui, a organizzarsi, qualora lo volessero, sulla base di altre forme di attività, in sintonia con i loro gusti e desideri.

Questa libera pratica delle energie umane è possibile solo in presenza di una piena autonomia, individuale e nelle relazioni sociali. Perciò l’Anarchia dirige le sue energie a combattere il terzo e più grande nemico della giustizia nella società, vale a dire lo Stato, il potere organizzato o l’oppressione legale, che domina il comportamento degli esseri umani. Così come la religione ha avviluppato la mente umana, e la proprietà riservata ad alcuni come monopolio delle risorse ha sottomesso e soffocato i bisogni degli individui, così lo Stato ha asservito lo spirito degli esseri umani imponendo loro determinati comportamenti in ogni fase della vita. Come afferma Emerson: “Tutti i governi sono sostanzialmente delle tirannie.” Non importa affatto che si governi per diritto divino o sulla base della maggioranza dei suffragi. In ogni caso, l’obiettivo di qualsiasi governo è l’assoluta subordinazione dell’individuo.

Riferendosi al governo americano, il più grande degli anarchici americani, David Thoreau, ha affermato: “Che cos'è il governo se non una tradizione, pur recente, che cerca di trasmettersi immutata alle generazioni future, ma perde ad ogni istante brandelli della sua onestà? Non ha né la vitalità né l'energia di un singolo essere umano.” “La legge non ha mai reso la gente più giusta nemmeno di un millesimo; anzi, attraverso l’osservanza della legge, persino individui disposti al bene sono resi quotidianamente agenti di ingiustizia.” [9]

E in effetti, la caratteristica principale del governo è l’ingiustizia. Con l’arroganza e la presunzione di un re che si ritiene sempre nel giusto, il governo ordina, giudica, condanna e punisce per le più insignificanti manchevolezze, e al tempo stesso si mantiene al potere compiendo la più grave delle offese, l’annientamento della libertà degli individui. Quindi Ouida [10] è nel giusto quando afferma che “l’unica mira dello Stato è di instillare nel pubblico quelle caratteristiche personali che fanno sì che i suoi ordini siano obbediti e le sue casse siano sempre ricolme di denaro. Il suo massimo risultato è la riduzione dell’umanità ad un congegno meccanico. Nell’ambiente da esso prodotto, tutte quelle più fini e delicate forme di libertà, che richiedono cura e spazio per svilupparsi, inevitabilmente rinsecchiscono e muoiono. Lo Stato ha bisogno di un apparato fiscale senza intoppi, di un Ministero del Tesoro sempre pieno di soldi, e di una massa di persone grigie, obbedienti, senza energia e senza spirito, che si comportano docilmente, come un gregge di pecore che avanza su un cammino delimitato da due muri.”

Eppure, anche un gregge di pecore opporrebbe resistenza contro gli imbrogli e i raggiri dello Stato, se non fosse per i metodi corruttori, tirannici e opprimenti che esso utilizza per conseguire i suoi scopi. Per questo Bakunin rifiuta totalmente lo Stato in quanto sinonimo di resa completa dell’individuo o delle piccole comunità - la distruzione delle relazioni sociali, la riduzione se non addirittura la negazione completa della vita degli esseri umani per la sola grandezza del potere. Lo Stato è come l’altare della libertà politica, e come l’altare nelle religioni, è utilizzato con lo scopo di sacrificarvi l’essere umano.

In effetti, quasi tutti i pensatori moderni sono concordi nel ritenere che il governo, il potere organizzato, o lo Stato, è necessario solo per preservare o proteggere la proprietà e il monopolio di alcuni [11]. Esso si è mostrato efficiente solo a questo riguardo. Persino George Bernard Shaw, che spera nei miracoli prodotti dallo Stato sotto il Fabianismo [12], nonostante tutto ammette che “lo Stato è attualmente una enorme macchina per rubare e asservire i poveri attraverso l’uso della forza bruta.” Essendo questo il caso, è difficile comprendere come sia possibile che questo autore così intelligente voglia ancora mantenere in vita lo Stato anche dopo che la povertà ha cessato di esistere. Sfortunatamente, ci sono ancora molti che continuano a professare il credo fatale che il governo poggia su leggi naturali, che esso mantiene l’ordine sociale e l’armonia, che riduce i crimini, e impedisce ai lazzaroni di derubare gli altri.

Esaminerò allora queste credenze.

Una legge naturale è quel fattore presente nell’essere umano che si afferma liberamente e spontaneamente senza la necessità di una qualche forza esterna, e che è in sintonia con le esigenze della natura umana. Ad esempio, l’esigenza di nutrimento, di gratificazioni dei bisogni sessuali, di luce, di aria, di esercizio fisico. Tutto ciò costituisce una legge di natura. Ma, per la sua espressione, non c’è bisogno di un apparato di governo, non c'è bisogno di randelli, pistole, manette o prigioni. L’obbedienza a tali leggi di natura, se possiamo chiamarla obbedienza, necessita solo della presenza di spontaneità e di libere opportunità. Che i governi non si mantengano affatto sulla base di tali fattori in armonia con la natura umana è testimoniato dall’esistenza di un arsenale terribile di violenza, forza e costrizione che essi mettono in atto al fine di sopravvivere. Quindi Blackstone [13] è nel giusto quando afferma che “le leggi umane non hanno alcun valore in quanto contrarie alle leggi di natura.”

A meno di utilizzare il termine “ordine” come è stato fatto in riferimento al massacro di Varsavia [14] in cui migliaia di persone sono state trucidate, è difficile attribuire al governo una qualche capacità di garantire l’ordine e l’armonia nelle relazioni sociali. L’ordine ottenuto attraverso la sottomissione e mantenuto per mezzo del terrore non costituisce affatto una garanzia sicura. Eppure, questo è il solo ordine che i governi siano mai stati in grado di mantenere. Una vera armonia sociale si sviluppa naturalmente dalla solidarietà degli interessi. In una società in cui coloro che lavorano sempre non hanno praticamente nulla, mentre coloro che non hanno mai lavorato godono di tutte le risorse, non può esistere alcuna solidarietà di interessi. Perciò l’armonia nelle relazioni sociali non è altro che un mito. La sola maniera attraverso la quale il potere organizzato affronta questa grave situazione consiste nell’estendere sempre più i privilegi di coloro che hanno già monopolizzato i beni della terra, e nell’assoggettare ancora di più le masse dei diseredati. A tal fine l’intero arsenale di governo - leggi, polizia, esercito, tribunali, parlamenti, prigioni - è impegnato strenuamente ad “armonizzare” gli elementi più ribelli della società.

La scusa più assurda a giustificazione del potere e della legge è che essi servono per diminuire il crimine. A parte il fatto che lo Stato è esso stesso il più grande criminale, infrangendo ogni regola scritta e ogni legge di natura, rubando attraverso l’imposizione fiscale, uccidendo con le guerre e con la pena capitale, esso è arrivato ad un punto in cui è del tutto incapace di offrire soluzioni per il crimine. Ha fallito completamente nel cancellare o anche solo ridurre il terribile flagello della violenza a cui esso stesso ha dato vita.

Il crimine non è altro che energia mal diretta. Fino a quando, al giorno d’oggi, ogni istituzione, economica, politica, sociale e morale, cospira per indirizzare l’energia umana verso canali sbagliati; fino a quando la maggior parte delle persone sono a disagio, facendo cose che odiano, vivendo una esistenza che detestano, il crimine sarà inevitabile, e tutte le leggi promulgate non potranno fare altro che accrescerlo e mai cancellarlo. Che cosa sa la società attuale della disperazione, della povertà, degli orrori, della lotta spaventosa che costituisce il retroterra attraverso cui deve passare l’essere umano incamminato sulla strada del crimine e del degrado. Colui che conosce questo terribile travaglio non può fare a meno di vedere quanto siano vere queste parole di Pëtr Kropotkin: “Coloro che hanno il potere di decidere tra i benefici attribuiti alla legge e alle punizioni e gli effetti degradanti di questi ultimi sulle persone; coloro che sono in grado di valutare la quantità di depravazione introdotta dall’esterno nella società umana dagli informatori della polizia, favorita persino dai giudici, e pagata in denaro sonante dai governi, dietro il pretesto di smascherare il crimine; coloro che visitano le prigioni e vedono in prima persona ciò che diventano gli esseri umani quando sono privati della libertà, soggetti al trattamento di brutali guardiani, sottoposti a imprecazioni volgari e crudeli, a migliaia di umiliazioni sferzanti e pungenti, saranno d’accordo con noi nel riconoscere che l’intero apparato delle prigioni e delle punizioni non è altro che un abominio a cui si dovrebbe porre fine per sempre.” [15]  

L’influenza deterrente che la legge ha sulla persona oziosa è una idea troppo assurda perché meriti di essere presa in esame. Se la società fosse sollevata dalle spese e dallo spreco di mantenere una classe di parassiti, e dalle parimenti grandi spese assorbite dall’apparato di protezione che questa classe richiede, ci sarebbe una abbondanza di risorse tale da soddisfare tutti, inclusi persino gli occasionali individui oziosi. A parte ciò, è opportuno tenere conto che l'ozio risulta o da privilegi speciali concessi ad alcuni, o da carenze fisiche o mentali. L’attuale sistema di produzione del tutto demenziale incoraggia entrambe le forme, e la cosa più incredibile è che, nonostante ciò, le persone abbiano ancora voglia di lavorare. L’Anarchia si propone il compito di togliere dal lavoro il suo aspetto monotono e mortifero, la sua tetraggine e obbligatorietà. Si prefigge di rendere il lavoro uno strumento per produrre soddisfazione, energia, creatività, vera armonia, di modo che anche il più umile degli individui possa trovare in esso una sorta di svago e di incoraggiamento.

Per conseguire una tale organizzazione, il governo, con i suoi provvedimenti ingiusti, arbitrari, repressivi, deve essere eliminato. Il massimo che esso ha fatto è di imporre a tutti un unico modo di vita, senza tener conto delle differenze e dei bisogni individuali e sociali. Eliminando il governo e le sue leggi, l’Anarchia si propone di recuperare per le persone il rispetto di sé e l’indipendenza, al di là di ogni costrizione e ingerenza da parte del potere. Solo in una condizione di libertà l’essere umano può svilupparsi pienamente. Solo nella libertà apprenderà a pensare e ad agire, dando il meglio di sé. Solo nella libertà l’individuo si renderà conto della vera forza rappresentata da relazioni che uniscono le persone tra di loro e che sono la base autentica di una vera vita sociale.  

E per quanto riguarda la natura umana? Può essere modificata? E se ciò non è possibile, sarà in sintonia con l’Anarchia? Povera natura umana, quali terribili crimini sono stati commessi in tuo nome! [16] Qualsiasi persona stupida, dal re al poliziotto, dal parroco sempliciotto al dilettante che senza immaginazione si occupa di scienza, tutti presumono di parlare in maniera autorevole della natura umana. Quanto più grande si sente di essere il ciarlatano intellettuale, tanto più perentorio è il suo insistere sulla cattiveria e fragilità della natura umana. Eppure, come è possibile parlare così al giorno d’oggi, quando ogni spirito umano è tenuto imprigionato, ogni intimo slancio dei sentimenti sottoposto a vincoli, ferito e mutilato?

John Burroughs [17] ha affermato che lo studio sperimentale degli animali tenuti in cattività è del tutto inutile. Il loro carattere, abitudini, appetiti, subiscono una trasformazione completa quando sono strappati dal loro habitat. Con la natura umana imprigionata in uno spazio d’azione ridotto, sottoposta ogni giorno alla sferza per ridurla all’obbedienza e alla sottomissione, come è possibile parlare ancora di potenzialità dell’essere umano?

Solo la libertà, lo sviluppo, l’esistenza di opportunità e, soprattutto, la pace e la serenità, possono farci vedere quali sono i fattori principali della natura umana e le sue meravigliose potenzialità.   

L’Anarchia, quindi, significa davvero la liberazione della mente umana dal controllo della religione; la liberazione del corpo umano dal controllo della proprietà; la liberazione dalle catene e dalle restrizioni del governo. L’Anarchia significa un ordine sociale basato sulla libera associazione degli individui al fine di produrre la vera ricchezza sociale; un ordine che garantirà ad ogni essere umano la libertà di accedere alle ricchezze della terra e il più completo godimento delle necessità della vita, secondo i desideri, i gusti e le inclinazioni di ciascuno.

Questo non è un folle capriccio o un’aberrazione della mente. È la conclusione a cui sono giunti una schiera di pensatori, uomini e donne, in tutto il mondo; una conclusione che deriva dall’osservazione attenta e ravvicinata delle tendenze della società moderna: la libertà individuale e l’equità economica, le due forze gemelle per la nascita di quanto di più bello e autentico esiste nell’essere umano.

Veniamo ai metodi. L’Anarchia non è, come molti potrebbero supporre, una teoria del futuro da realizzarsi per ispirazione divina. È una forza vivente negli affari della nostra vita, che genera costantemente nuove condizioni. I metodi dell’Anarchia non comprendono quindi un programma rigido da attuare, qualunque siano le circostanze. I metodi devono nascere dai bisogni economici relativi ad ogni luogo e clima, e sulla base delle esigenze mentali e comportamentali degli individui. Il carattere calmo e sereno di un Tolstoj sceglierà metodi differenti di ricostruzione sociale rispetto a quelli proposti dalla personalità intensa e traboccante di un Mikhail Bakunin o di un Pëtr Kropotkin. Inoltre, dovrebbe essere evidente che i bisogni economici e politici della Russia richiederanno interventi più radicali di quelli necessari per l’Inghilterra o l’America. L’Anarchia non propone addestramento militare e uniformità; significa invece uno spirito di rivolta, in qualunque forma, contro tutto ciò che ostacola lo sviluppo degli esseri umani. Tutti gli Anarchici sono d’accordo su questo punto, così come concordano nella loro opposizione alla macchina politica come mezzo per realizzare il grande cambiamento sociale.

“Ogni votazione”, dice Thoreau, “è una specie di gioco, come gli scacchi o il backgammon, un giocare con il concetto di giusto e sbagliato; gli obblighi derivanti dal voto non vanno mai al di là della pura convenienza. Anche votare per il giusto non vuol dire operare per il giusto. Una persona saggia non lascerebbe ciò che è giusto in balìa del caso, né vorrebbe che la giustizia prevalesse attraverso il potere della maggioranza.” [18]. Un esame ravvicinato della macchina politica e dei suoi risultati avvalora le argomentazioni di Thoreau.

Che cosa mostra la storia della democrazia parlamentare? Nient’altro che fallimenti e sconfitte, neppure una sola riforma tesa a migliorare le condizioni economiche e sociali della gente. Sono stati promulgati leggi e decreti per il miglioramento e la tutela delle condizioni lavorative. Solo lo scorso anno si è visto che l’Illinois, lo stato con le leggi più severe per la protezione dei minatori, ha vissuto i più grandi disastri minerari. Negli stati in cui prevalgono le leggi contro il lavoro minorile, lo sfruttamento dei bambini è ai suoi livelli più alti, e sebbene da noi i lavoratori godano di piene opportunità politiche, lo sfruttamento capitalista domina nella maniera più sfacciata.

Anche se i lavoratori fossero in grado di avere i propri rappresentanti, cosa che i nostri bravi politici socialisti stanno chiedendo a gran voce, che speranze ci sono per la loro onestà e buona fede? Non dobbiamo fare altro che ricordarci dell’agire degli uomini politici per renderci conto che il loro comportamento, fatto di apparenti buone intenzioni, è in realtà pieno di trabocchetti: manipolazioni, intrighi, adulazioni, menzogne e inganni; nella realtà dei fatti, imbrogli di ogni tipo, grazie ai quali gli aspiranti politici riescono ad avere successo. A questo si aggiunge la completa corruzione del carattere e delle convinzioni degli individui, fino a quando non rimane nulla che possa lasciare ancora sperare di ottenere qualcosa da tali relitti umani. Più e più volte le persone sono state tanto sciocche da fidarsi, credere e sostenere con le loro misere risorse gli aspiranti politici, solo per ritrovarsi tradite e ingannate.

Si potrebbe sostenere che uomini integerrimi non si lasceranno corrompere dalla macchina trituratrice della politica. Forse no; ma tali uomini non saranno assolutamente in grado di esercitare la benché minima influenza nell’interesse dei lavoratori, come si è visto in numerose occasioni. Lo Stato è il padrone economico dei suoi servi. Uomini di buona volontà, se mai ne esistono, resterebbero fedeli alla loro fede politica, perdendo così qualsiasi supporto economico, o resterebbero fedeli al loro padrone economico, diventando pertanto incapaci di fare alcun bene. L’arena politica non lascia altre alternative: si è o tonti o canaglie. La superstizione politica ha ancora il predominio nei cuori e nelle menti delle masse, ma i veri amanti della libertà non vogliono avere più nulla a che fare con essa. Invece, credono con Stirner che l’essere umano ha tanta libertà quanta ha voglia di prendersi.

L’Anarchia è dunque a favore dell’azione diretta, della ribellione aperta e della resistenza a tutte le leggi e restrizioni imposte, economiche, sociali e morali. Ma la ribellione e la resistenza sono illegali. Proprio in questo sta la salvezza dell’essere umano. Ogni cosa illegale richiede integrità, autonomia e coraggio. In breve, richiede spiriti indipendenti e liberi, “esseri umani che lo siano per davvero, individui che abbiano una vera spina dorsale.”

Lo stesso suffragio universale deve la sua esistenza all’azione diretta. Se non fosse stato per lo spirito di ribellione, per la resistenza da parte dei padri della Rivoluzione Americana, i loro posteri indosserebbero ancora la divisa del sovrano. Se non fosse stato per l’azione diretta di John Brown [19] e dei suoi compagni, l’America commercerebbe ancora con la carne dei neri. È vero, il commercio di carne bianca è ancora in corso, ma anche quello dovrà essere abolito dall’azione diretta. Il sindacalismo, l’arena economica del lottatore moderno, deve la sua esistenza all’azione diretta. Solo recentemente i governi e i legislatori hanno cercato di soffocare il movimento sindacale, condannando alla prigione per cospirazione i difensori del diritto dell’individuo a organizzarsi. Se il movimento sindacale avesse cercato di portare avanti la propria causa mendicando, supplicando e scendendo a compromessi, oggi il suo peso sarebbe nullo.

In Francia, in Spagna, in Italia, in Russia, persino in Inghilterra (ne è testimone la crescente ribellione dei sindacati inglesi), l’azione economica diretta e rivoluzionaria è diventata una forza talmente potente nella battaglia per la libertà industriale, da far sì che il mondo si renda conto dell’incredibile importanza del potere dei lavoratori. Lo Sciopero Generale, l’espressione suprema della consapevolezza dei lavoratori, è stato ridicolizzato in America solo poco tempo fa. Oggi ogni grande sciopero, per avere successo, deve comprendere l’importanza della protesta generalizzata e solidale.

L’azione diretta, che si è dimostrata efficace in campo economico, è altrettanto potente in ambito individuale. Là dove centinaia di forze abusano dell’individuo, solo la resistenza costante a tali forze riuscirà a renderlo un essere libero. L’azione diretta contro il dominio sul posto di lavoro, contro il potere della legge, contro l’autorità invadente e intrigante del nostro codice morale è il metodo logico e coerente dell’Anarchia.

Non porterà questo ad una rivoluzione? Certo che sì. Nessun cambiamento sociale si è mai realizzato senza una rivoluzione. La gente non ha familiarità con la storia delle rivoluzioni, oppure non ha ancora imparato che la rivoluzione non è altro che il pensiero che si trasforma in azione. L’Anarchia, il grande lievito del pensiero, permea oggi ogni fase dell’azione umana. La scienza, l’arte, la letteratura, il teatro, l’impegno per il miglioramento delle condizioni economiche. In realtà, ogni opposizione sociale e individuale al disordine esistente delle cose, è illuminato dalla luce spirituale dell’Anarchia. È la filosofia della sovranità dell’individuo. È la teoria dell’armonia sociale. È la grande, nascente, vivente verità che sta ricostruendo il mondo, e che darà avvio ad una nuova Alba.

 


 

Note

[1] La Bibbia, soprattutto nella parte del Nuovo Testamento, fornisce anche materiali che esaltano la persona umana e la sua sacralità. Chiaramente la Goldman fa riferimento all’uso opportunistico che buona parte dell’alto clero ha fatto in passato dei testi biblici.

[2] Geova o Yahvè è il nome di Dio in ebraico ricavato dalle lettere YHWH.

[3] Ralph Waldo Emerson, The American Scholar, Discorso pronunciato davanti alla Phi Beta Kappa Society di Cambridge, Massachusetts, il 31 agosto 1837. Il passaggio ripreso da Emma Goldman così recita nella sua versione originale:

“The one thing in the world of value, is, the active soul, — the soul, free, sovereign, active. This every man is entitled to; this every man contains within him, although, in almost all men, obstructed, and as yet unborn. The soul active sees absolute truth; and utters truth, or creates. In this action, it is genius; not the privilege of here and there a favorite, but the sound estate of every man. In its essence, it is progressive.”

[4] La religione a cui fa riferimento Emma Goldman è quella presentata un tempo dall’alto clero colluso con lo stato per motivi di quieto vivere o per il godimento di privilegi particolari. Ma nel corso della storia vi sono state anche ribellioni che hanno avuto come iniziatori e protagonisti esponenti religiosi. Inoltre, va sottolineato il fatto che anche nell’ambito del movimento anarchico sono presenti figure la cui adesione all’anarchia si basa su motivazioni religiose.

[5] Per Proudhon la proprietà può essere sia un furto (Qu'est-ce que la propriété?, 1840) che un fattore di libertà (Théorie de la Propriété, 1866). Per una analisi del tema si rimanda ai saggi contenuti in un altro volume dell’antologia.

[6] Emma Goldman fa certamente riferimento, tra le altre cose, all’esproprio delle terre comuni (i commons) in Inghilterra e ai privilegi ottenuti dai cosiddetti robber barons negli Stati Uniti (ad es. terreni, concessioni ferroviarie, prestiti a tasso agevolato).

[7] Adam Smith aveva a suo tempo espresso simili concetti e preoccupazioni in The Wealth of Nations, 1776:

"Col progredire della divisione del lavoro, l'occupazione della maggioranza di coloro che vivono del lavoro, ossia la massa della popolazione, si restringe progressivamente a poche operazioni molto semplici, e spesso ad una sola o a due operazioni. Ora, l'intelligenza della maggioranza degli uomini si forma necessariamente con l'ordinaria loro occupazione. L’essere umano che passa la vita nel compiere poche semplici operazioni, i cui effetti, inoltre, sono forse gli stessi o quasi, non ha alcuna occasione di esercitare la sua intelligenza o la sua inventiva nel trovare espedienti che possano superare difficoltà che egli non incontra mai. Perde quindi naturalmente l'abitudine di esercitare le sue facoltà ed in generale diventa stupido ed ignorante, come è possibile che diventi una creatura umana. Il torpore della sua mente non soltanto lo rende incapace di gustare o di prendere parte ad una conversazione razionale, ma anche di concepire alcun sentimento generoso, nobile e delicato e quindi di formarsi un giudizio giusto persino su molti dei doveri ordinari della sua vita personale. Sui grandi e vasti interessi del suo paese egli è del tutto incapace di esprimere un parere.”

"L'uniformità della sua vita statica ... corrompe anche l'attività del suo corpo e lo rende incapace di esercitare la sua forza con vigore e perseveranza in ogni altra occupazione all'infuori di quella cui è stato addestrato. In tal modo pare che la destrezza nel proprio mestiere sia ottenuta a spese delle sue facoltà intellettuali, sociali ed energie fisiche.” (Libro V, Parte III, Articolo secondo).

[8] Oscar Wilde, The Soul of Man under Socialism (1891).

[9] David Thoreau, On the Duty of Civil Disobedience (1848).

[10] Ouida, pseudonimo della novellista inglese Maria Louise Ramé. La citazione è tratta da The State as an Immoral Teacher, North American Review, Volume 153, pp. 193-204.

[11] Adam Smith era perfettamente consapevole di ciò, come risulta da questo passaggio: “Civil Government, so far as it is instituted for the protection of property, is in reality instituted for the defence of the rich against the poor, or of those who have some property against those who have none at all.” (“Il governo, nella misura in cui è istituito per la protezione della proprietà, è in realtà istituito per la difesa del ricco contro il povero, o di coloro che hanno qualche proprietà contro quelli che non ne hanno affatto.”) (Adam Smith, The Wealth of Nations, Libro V, Capitolo I, Parte II).

[12] La Fabian Society era una organizzazione inglese di impronta socialista che, ispirandosi alla tattica di Quinto Fabio Massimo (noto come il “temporeggiatore”) basava la sua strategia sul gradualismo e sul riformismo statale.

[13] William Blackstone (1723-1780) giurista inglese. Nei suoi scritti sostiene la tesi del naturalismo giuridico secondo cui una norma che non è conforme alla legge di natura non può essere considerata valida. Egli afferma: "This law of nature, being co-eval with mankind and dictated by God himself, is of course superior in obligation to any other. It is binding over all the globe, in all countries, and at all times: no human laws are of any validity, if contrary to this; and such of them as are valid derive all their force, and all their authority, mediately or immediately, from this original" ["Questa legge di natura, essendo coeva all'umanità e dettata da Dio stesso, è naturalmente superiore come obbligo a qualsiasi altra. Essa è vincolante su tutto il globo, in tutti i paesi e in tutti i tempi: nessuna legge umana è valida, se contraria a questa; e quelle leggi che sono valide derivano tutta la loro forza e tutta la loro autorità, direttamente o indirettamente, da questa legge originale".] (1765-1769). William Blackstone, Commentaries on the Law of England (The University of Chicago Press, Chicago, 1979).

[14] Il riferimento è probabilmente ai fatti noti come Massacro di Praga (un sobborgo di Varsavia) che ebbe luogo nel 1794, quando l’esercito Russo, per sedare una rivolta, diede l’assalto a quella località massacrando poi più di diecimila persone.

[15] Pëtr Kropotkin parla per conoscenza diretta, avendo sperimentato il carcere sia in Russia che in Francia. Le sue considerazioni sono contenute in parecchi articoli divenuti poi un libro dal titolo In Russian and French Prisons, 1887.

[16] Con questa frase Emma Goldman riecheggia le parole di Marie-Jeanne Phlipon, conosciuta come Madame Roland, che prima di morire ghigliottinata dallo stato francese durante la Rivoluzione (1793) pronunciò una frase rimasta famosa: “Liberté, que de crimes on commet en ton nom !” [Libertà, quanti crimini si commettono in tuo nome!]

[17] John Burroughs (1837-1921) naturalista e saggista americano.

[18] David Thoreau, On the Duty of Civil Disobedience (1848).

[19] John Brown (1800-1859) fautore dell’abolizione della schiavitù in America. Fu impiccato per avere dato vita a una ribellione violenta.

 

 


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