Luigi Bertoni

La patria infame

(1914)

 



Nota

L’autore mette in luce le follie criminali generate dallo Stato attraverso il culto della patria.

Fonte: Le Réveil, 5 Septembre 1914.

 


 

L'impudenza di alcuni dirigenti statali oltrepassa ogni immaginazione. Una prova di ciò è data dall'ex capo del governo italiano, Luigi Luzzatti [1], la cui affermazione è stata riportata dal Journal de Genève. Ascoltiamolo:

Nello sconforto universale che scuote le fondamenta dell'Europa, assistiamo all'emergere di questo grande pensiero consolatore: se si perde la visione dell'umanità, il culto della patria si risveglia e si purifica.
In effetti, non ci sono più partiti, le divisioni cessano. I socialisti stessi e i sindacalisti più ribelli, contrariamente alle loro solenni deliberazioni, marciano verso la frontiera.

La patria è l'idolo più sanguinario che l'umanità abbia mai conosciuto e siamo ancora in molti a odiarla profondamente! Senza dubbio, socialisti, sindacalisti e persino alcuni anarchici hanno marciato facendo mostra di una terribile incoerenza, ma non dobbiamo dimenticare che il plotone d'esecuzione li stava aspettando, se si fossero rifiutati di farlo. Si tratta quindi di un'unità puramente materiale e nient’affatto morale, che è stata raggiunta attraverso la minaccia di una morte quasi certa. Se la sovranità popolare non fosse una menzogna rivoltante, tutti avrebbero dovuto essere liberi di arruolarsi o non arruolarsi, e allora avremmo visto che la tanto decantata unanimità non esisteva.
È giusto affermare che il socialismo che si è dato come base lo Stato, la cui funzione essenziale è la guerra, doveva inevitabilmente prendervi parte. Il socialismo che sprofonda nell'immensa rovina della conflagrazione europea è dunque solo il socialismo di Stato, che rappresenta in sintesi l'inganno borghese dei veri principi socialisti. Invece, il socialismo inteso come negazione dello Stato, trionfa. Lo Stato, che si dice indispensabile per sopprimere della violenza tra gli individui, si è appena adesso rivelato agli occhi di tutti come la fonte permanente di tutti i crimini.

Così crolla tutta l'accozzaglia di menzogne : l'umanità può ritrovare la pace, il benessere e la libertà solo con la scomparsa degli Stati, con l’auto-organizzazione anarchica. La famosa lotta per la sopravvivenza non è che il risultato dell'"ordine armato" generato dallo statismo. Proclamare il fallimento degli anarchici, proprio quando le nostre affermazioni sono confermate da tutti i fatti, è ciò che fanno i più spudorati imbrattacarte. Cerchiamo di smascherarli.

Il signor Luzzatti continua dicendo:

Sì, mentre la guerra abbatterà migliaia di combattenti, mentre l'amore per l'umanità che ci rende gentili cede il passo all'amore esclusivo della nostra patria che ci rende crudeli, un solo motto è la legge che si impone a tutti gli uomini: l'amore per la patria.

Non si potrebbe dire meglio, che la legge della patria è la legge della crudeltà e della negazione stessa dell'umanità.

Tutte le divisioni interne vengono cancellate. Tutti noi dobbiamo ripetere, pensando al pericolo esterno, quelle parole che Cicerone disse per tutte le nazioni e per tutti i tempi: Summum, Brute, nefas civilia bella fatemur. Le guerre civili sono il più grande dei mali e il peggiore dei sacrilegi!

Che ipocrisia! Nessuna divisione è stata cancellata, tranne quelle apparenti, alle quali non abbiamo mai creduto, vale a dire quella dei politici, uniti in realtà nello sfruttamento comune per mezzo del potere! Ma le divisioni tra ricchi e poveri, ben nutriti e affamati, padroni e lavoratori, grandi proprietari terrieri e contadini, governanti e governati, sfruttati e sfruttatori rimangono e sono addirittura aumentate a seguito della crisi attuale. La solidarietà tra individui della stessa patria non esiste più che tra patrioti e stranieri. Le divisioni di classe non sono affatto scomparse, tutt’altro. Ma sarebbe anche vero che il modo patriottico di realizzare l'unione non cesserebbe di essere criminale. Per unire gli abitanti della stessa casa, si dà fuoco alla casa! Il patriota incendiario non riscuote davvero la nostra simpatia.

Per quanto riguarda le lotte interne ad un paese, che piaccia o meno a Cicerone e Luzzatti, sono le sole che sono servite alla causa del progresso e della libertà. I pochi miseri diritti conquistati nei secoli non hanno forse richiesto rivoluzioni, cioè lotte all’interno di un paese? Senza di esse, dove saremmo oggi? Non c'è storia più ricca di rivoluzioni di quella italiana, e la frase ciceroniana dell’antico ministro non sembra quindi altro che un grottesco borbottio.

Sentiamo la fine del discorso:

L'amore per la propria terra natale, il prestigio della propria patria formano un misterioso e complicato insieme di valori spirituali, per cui la perdita di ogni ricchezza appare come un sacrificio sopportabile, e la morte come un dovere indiscutibile. Questa è la Patria!

L'amore per la propria terra natale non richiede l’odio per un'altra terra, e il prestigio della patria sarebbe ben poca cosa senza la presenza di terribili leggi repressive. D’altronde sono strani i valori spirituali che fanno riferimento ai cannoni 420, alle mitragliatrici, alle mine, ai siluri, alle bombe, ecc. Nel terribile tumulto dei giorni nostri, i ricchi non sacrificano le loro ricchezze, anzi, accumulano fortune ancora più favolose. Per il 1870, l'anno terribile, la Banca di Francia non ha forse distribuito il 30% ai suoi azionisti?
Quanto al dovere di andare al macello, al carnaio, speriamo vivamente che se ne parli sempre più, per l'onore stesso della nostra povera umanità.

La patria dei Luzzatti e dei suoi sodali è l'infamia più orribile!

 


Nota

[1] Luigi Luzzatti (1841-1927) giurista, economista e uomo politico italiano, più volte ministro del tesoro e Presidente del Consiglio dal marzo 1910 al marzo 1911.

 


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