Circolare a tutte le Federazioni


dell'Associazione internazionale dei lavoratori


o
La Circolare di Sonvilier

Sonvilier
(12 Novembre 1871)

 



Nota

Questo importante documento, purtroppo non molto noto, presenta in termini estremamente chiari l'involuzione autoritaria in cui affondò l'Associazione Internazionale dei Lavoratori, sotto la guida del Consiglio Generale di Londra dominato da Karl Marx.

In questa circolare troviamo esplicitata la caratteristica che differenzia i libertari della Federazione del Jura dai marxisti autoritari e che consiste nel fatto, sottolineato dagli estensori del documento, che l'emancipazione dei lavoratori non passa attraverso “la conquista del potere politico della classe operaia”, come sostenuto dal Consiglio Generale. I membri della corrente libertaria dell'Internazionale avevano già previsto tutte le conseguenze che questa linea autoritaria di azione avrebbe avuto in futuro.

Purtroppo l'anno successivo (1872) al Congresso dell'Aja, Marx riuscì a far espellere gli anarchici dall'Internazionale e questo segnerà la fine della rivoluzione sociale a livello europeo, e la sua trasformazione in una lotta politica elettorale su base nazionale.

Traduzione dal francese di Wilde Colella.

 


 

I delegati qui presenti, rappresentanti un gruppo di sezioni dell'Internazionale che si viene a costituire sotto il nome di Federazione del Jura, si rivolgono, con questa circolare, a tutte le Federazioni della Associazione Internazionale dei Lavoratori per chiedere di unirsi a loro per arrivare alla convocazione, in tempi brevi, di un Congresso Generale.

Spiegheremo in poche parole quelle che sono le ragioni che ci fanno reclamare questa misura, assolutamente necessaria per evitare alla nostra grande Associazione di essere trascinata, a sua insaputa, su una pendenza fatale che la porterebbe alla dissoluzione.

Al momento della creazione dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, fu istituito un Consiglio generale che doveva, nei termini degli statuti, servire come ufficio centrale di corrispondenza tra le sezioni, ma al quale non fu delegata assolutamente alcuna autorità, il che sarebbe stato in contrasto con l'essenza stessa dell'Internazionale, che non è altro che una enorme organizzazione di protesta contro l'autorità.

Le attribuzioni del Consiglio generale del resto sono nettamente definite dai seguenti articoli degli Statuti generali e del Regolamento Generale :

Statuti generali. - ART . 3. - È stabilito un Consiglio generale composto da lavoratori che rappresentano le diverse nazioni che fanno parte dell'Associazione Internazionale. Esso raccoglierà nel suo seno, secondo i bisogni dell'Associazione, i membri dell'ufficio, come il presidente, il segretario generale, il tesoriere e segretari specifici per i diversi paesi. “Ogni anno, il Congresso si riunisce per indicare la sede del Consiglio Generale, nominare i suoi membri, lasciando ad esso il diritto di nominare membri aggiuntivi, e sceglie la sede della prossima riunione.

Al tempo fissato per il Congresso, e senza la necessità di una convocazione speciale, i delegati si riuniranno di pieno diritto nel luogo e data designati. In caso di forza maggiore, il Consiglio generale può cambiare la sede del Congresso, senza peraltro cambiarne la data.

“ART . 4. - In occasione della riunione annuale del Congresso, il Consiglio Generale pubblicherà una relazione sulle attività portate avanti nel corso dell'anno. In casi urgenti, esso potrà convocare il Congresso prima del termine stabilito.

“ART . 5. - Il Consiglio generale stabilirà relazioni con le differenti associazioni operaie, di modo che i lavoratori di ogni paese siano costantemente al corrente del movimento della loro classe negli altri paesi; che un'indagine dello stato sociale sia fatta simultaneamente e con lo stesso spirito; che le questioni proposte da una Società, e la cui discussione è di interesse generale, siano esaminate da tutti, e che, laddove una idea pratica o un problema di carattere internazionale esigerà l'intervento dell'Associazione, questa possa agire in modo uniforme. Quando lo ritenga necessario, il Consiglio Generale prenderà l'iniziativa di formulare proposte da sottoporre alle società locali o nazionali.

“Esso pubblicherà un bollettino per facilitare le comunicazioni con gli uffici corrispondenti.

Regolamento. - ARTICOLO PRIMO. - Il Consiglio Generale è tenuto a mettere in atto le risoluzioni del Congresso.

“Esso riunisce a tale scopo tutti i documenti che gli uffici di corrispondenza dei diversi paesi gli invieranno e quelli che potrà procurarsi con altri mezzi.

“Esso è responsabile dell'organizzazione del Congresso e di portare il suo programma a conoscenza di tutte le sezioni, attraverso gli uffici corrispondenti dei diversi paesi.

“ART . 2. - Il Consiglio generale pubblicherà, tutte le volte che le sue strutture lo consentiranno, un bollettino che comprenderà tutto ciò che può interessare l'Associazione Internazionale: l'offerta e la domanda di lavoro nelle diverse località; le società cooperative; le condizioni delle classi lavoratrici in tutti i paesi, ecc.”

Il Consiglio Generale è stato posto per il primo anno a Londra, e questo per diversi motivi : fu da un incontro a Londra che nacque l'idea dell'Internazionale; poi Londra offriva maggiore sicurezza rispetto alle altre città d'Europa, per quanto riguarda le garanzie individuali.

Nei successivi Congressi dell'Internazionale a Losanna (1867) e a Bruxelles (1868), il Consiglio Generale è stato confermato nella sede di Londra. Per quanto riguarda la sua composizione, tutti coloro che hanno partecipato ai Congressi generali sanno come sono andate le cose: si votavano sulla fiducia le liste che erano presentate al Congresso, e che avevano per lo più nomi totalmente sconosciuti ai delegati. La fiducia era così grande, che si lasciava al Consiglio Generale anche la facoltà di nominare chiunque volesse; e, attraverso questa disposizione degli statuti, la nomina del Consiglio Generale da parte del Congresso è diventata illusoria. Infatti, il Consiglio poteva, a posteriori, nominare tutto un insieme di persone che ne avrebbe modificato completamente la maggioranza e gli intendimenti.

Al Congresso di Basilea, la fiducia cieca ha raggiunto una sorta di abdicazione volontaria del potere di decisione nelle mani del Consiglio generale. Attraverso risoluzioni amministrative, si attentò, senza accorgersene, tanto allo spirito che alla lettera degli Statuti Generali, dove l'autonomia di ogni Sezione, di ogni gruppo di Sezioni, era così chiaramente proclamata. Giudicate voi:

Risoluzioni amministrative di Basilea. - Risoluzione VI. - Il Consiglio Generale ha il diritto di sospendere, fino al prossimo Congresso, una Sezione dell'Internazionale.

Risoluzione VII. - Qualora sorgessero dei contrasti tra società o rami di un gruppo nazionale, o tra gruppi di diverse nazionalità, il Consiglio Generale ha il diritto di decidere sulla controversia, fatto salvo il diritto di appello al prossimo Congresso, che prenderà una decisione in via definitiva.”

È stato così messo nelle mani del Consiglio generale un potere pericoloso, e si è sbagliato a non prevederne le conseguenze.

Se vi è un fatto indiscutibile, mille volte comprovato dall'esperienza, è l'effetto di corruzione che il potere produce su coloro tra le cui mani esso è affidato. È assolutamente impossibile che un uomo che ha potere sui suoi simili rimanga un uomo morale.

Il Consiglio generale non poteva sfuggire a questa legge fatale. Composto per cinque anni consecutivi dagli stessi uomini, sempre rieletto, e dotato dalle risoluzioni di Basilea di un grande potere sulle sezioni, ha finito per vedersi come il capo legittimo dell'Internazionale. Il mandato di membro del Consiglio Generale è diventato, nelle mani di alcuni individui, come proprietà personale, e Londra è sembrata loro come la capitale inamovibile della nostra Associazione.

A poco a poco, questi uomini, che non sono che i nostri rappresentanti – e la maggior parte di loro non sono nemmeno i nostri rappresentanti regolari non essendo stati eletti da un Congresso – questi uomini, diciamo, abituati a marciare alla nostra testa e a parlare a nostro nome, sono stati portati, tramite il flusso naturale delle cose e la forza stessa di questa situazione, a voler far prevalere nell'Internazionale il loro programma speciale, la loro dottrina personale. Divenuti, ai loro occhi, una sorta di governo, era naturale che le loro idee particolari apparissero a loro come la teoria ufficiale, la sola che avesse diritto di cittadinanza dentro l'associazione; mentre le posizioni divergenti espresse in altri gruppi sono sembrate a loro, non più la legittima manifestazione di una opinione parimenti legittima, ma una vera e propria eresia.

Così si è formata a poco a poco una ortodossia con sede a Londra, i cui rappresentanti erano i membri del Consiglio Generale; e presto i corrispondenti del Consiglio per ogni paese si sono dati per missione, non più di servire come intermediari neutrali e disinteressati tra le varie Federazioni, ma di essere gli apostoli della dottrina ortodossa, di cercarne dei propagatori, e di servire interessi settari a scapito degli interessi generali dell'Associazione.

Quale risultato doveva produrre tutto ciò? Il Consiglio generale ha naturalmente trovato una opposizione al nuovo percorso intrapreso. L'irresistibile logica lo ha obbligato a cercare di rompere questa opposizione. E allora sono iniziate le lotte, e, con esse, gli accordi personali e le manovre di consorteria. Il Consiglio Generale diviene allora un focolaio di intrighi; gli oppositori sono insultati, calunniati: infine la guerra, la guerra aperta, è scoppiata nella nostra Associazione.

Dopo il Congresso di Basilea, nel 1869, il Congresso Generale dell'Associazione non è stato più riunito, e negli ultimi due anni il Consiglio Generale si è trovato abbandonato a sé stesso. La guerra franco-tedesca è stata il motivo dell'assenza del Congresso nel 1870; nel 1871, questo Congresso è stato sostituito da una conferenza segreta, convocata dal Consiglio Generale senza che gli statuti autorizzassero in alcun modo tale agire .

Questa Conferenza segreta che non ha certamente offerto una rappresentanza completa dell'Internazionale, dal momento che molte sezioni, le nostre in particolare, non sono state convocate; questa Conferenza, la cui maggioranza era stata ingannata fin dall'inizio dal fatto che il Consiglio Generale si è arrogato il diritto di far sedere lì sei delegati da esso nominati con potere di voto; questa Conferenza, che non poteva assolutamente considerarsi come investita dei diritti di un Congresso, ha tuttavia preso delle risoluzioni che costituiscono una grave minaccia agli Statuti generali, e che tendono a fare dell'Internazionale, libera federazione di Sezioni autonome, una organizzazione gerarchica e autoritaria di sezioni disciplinate, poste interamente sotto il controllo di un Consiglio generale che può, a sua discrezione, rifiutare la loro ammissione o sospendere la loro attività. E per coronare la cosa, una decisione di questa Conferenza prevede che il Consiglio Generale fisserà lui stesso la data e il luogo del prossimo Congresso o della Conferenza che lo sostituirà; di modo che adesso noi siamo minacciati della soppressione dei Congressi Generali, queste grandi sedute pubbliche dell'Internazionale e della loro sostituzione, a discrezione del Consiglio Generale, con conferenze segrete simili a quella tenutasi di recente a Londra.

In presenza di questa situazione, che cosa dobbiamo fare? Noi non incolpiamo le intenzioni del Consiglio generale. Le personalità che la compongono si sono trovate vittime di una necessità fatale: esse volevano, in buona fede e per il trionfo della loro dottrina particolare, introdurre nell'Internazionale il principio di autorità; le circostanze sembravano incoraggiare questa tendenza, e riteniamo naturale che questa scuola, il cui ideale è la conquista del potere politico da parte della classe operaia, abbia creduto che l'Internazionale, in seguito ai recenti avvenimenti, dovesse cambiare la sua organizzazione originaria e trasformarsi in una organizzazione gerarchica, diretta e governata da un Comitato.

Ma se ci diamo una ragione di queste tendenze e di questi fatti, non ci sentiamo di meno obbligati a combatterle, in nome di questa Rivoluzione sociale che perseguiamo, e il cui programma è “emancipazione dei lavoratori ad opera dei lavoratori stessi”, al di fuori di qualsiasi autorità di direzione, anche nel caso essa fosse eletta e autorizzata dai lavoratori.

Noi chiediamo il mantenimento, nell'Internazionale, del principio dell'autonomia delle parti, che fino ad ora è stato alla base della nostra Associazione; noi chiediamo che il Consiglio Generale, le cui attribuzioni sono state denaturati dalle risoluzioni amministrative del Congresso di Basilea, torni al suo ruolo normale, che è quello di un semplice ufficio di corrispondenza e di statistica; - e questa unità che si vorrebbe stabilire attraverso la centralizzazione e la dittatura, noi la vogliamo realizzare attraverso la libera federazione dei gruppi autonomi.

La società futura non deve essere altro che l'universalizzazione dell'organizzazione che l'Internazionale si sarà data. Noi dobbiamo quindi avere cura di avvicinare quanto più possibile questa organizzazione al nostro ideale. Come è possibile volere che una società egualitaria e libera sorga da un'organizzazione autoritaria! È impossibile. L'Internazionale, embrione della futura società umana, è destinata ad essere, d'ora in poi, l'immagine fedele dei nostri principi di libertà e di federazione, ed è tenuta a rifiutare nel suo seno ogni principio tendente all'autorità e alla dittatura.

Concludiamo per la convocazione, in tempi brevi, di un Congresso Generale dell'Associazione.

Viva l'Associazione Internazionale dei lavoratori !

Sonvilier, 12 novembre 1871.

 


 

I delegati al Congresso della Federazione del Jura

 

Henri DEVENOGES, Léon SCHWITZGUÉBEL, delegati della Sezione centrale del distretto di Courtelary;

Fritz TSCHUJ, Justin GUERBER, delegati du Circolo di studi sociali di Sonvilier;

Christian HOFER, delegato della Sezione di Moutier-Grandval;

Frédéric GRAISIER, Auguste SPICHIGER, delegati della Sezione centrale del Locle ;

Nicolas JOUKOVSKY, Jules GUESDE, delegati della Sezione de propagande et d'azione rivoluzionaria socialista di Ginevra;

Charles CHOPARD, Alfred JEANRENAUD, delegati della Sezione degli operai incisori e bulinisti del distretto di Courtelary;

Numa BRANDT, delegato della Sezione di propagande di La Chaux-de-Fonds;

James GUILLAUME, A. DUPUIS, delegati della Sezione centrale di Neuchâtel;

A. SCHEUNER, Louis CARTIER, delegati del Circolo di studi sociali di Saint Imier.

 


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