Olympe de Gouges

Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina

(1791)

 


 

Nota

L’interesse per questo documento è quello di essere una delle prime dichiarazioni a favore dei diritti delle donne. Ovviamente bisogna collocarlo nel contesto della Rivoluzione Francese e dello spirito statalista e nazionalista che lo ha caratterizzato.
Pur tenendo conto dei suoi limiti, rimane un documento interessante e potente, che ha favorito il percorso verso le lotte di liberazione della donna durante i secoli passati.

Olympe de Gouges sarà ghigliottinata il 2 novembre 1793. L’8 novembre, i clubs e le società popolari di donne vengono vietati. Pierre Gaspard Chaumette, procuratore di Parigi all’epoca, scrisse di lei con tono insolente : ”Ricordatevi l’impudente Olympe de Gouges, che per prima istituì le società di donne, abbandonando le cure della casa per immischiarsi nelle faccende della Repubblica, e la cui testa cadde sotto il ferro vendicativo della legge.”

(Traduzione a cura di Valentina Cavinato)

 


 

I Diritti della Donna

 

Uomo, sei capace di essere giusto ? E’ una donna che ti pone questa domanda; non le toglierai almeno questo diritto.
Dimmi: “Chi ti ha dato il dominio sovrano di opprimere il mio sesso? La tua forza? I tuoi talenti?
Osserva il creatore nella sua saggezza; percorri la natura in tutta la sua grandezza, alla quale sembra tu voglia avvicinarti e donami, se osi, l’esempio di questo tirannico dominio.

Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, getta infine un occhio su tutti i cambiamenti della materia organizzata; e arrenditi all’evidenza quando te ne do l’occasione; cerca, fruga e distingui, se puoi, i sessi nell’amministrazione della natura. Ovunque li troverai confusi, ovunque coopereranno con un insieme armonioso a questo capolavoro immortale.

L’uomo solo si è cucito addosso un principio di questa eccezione. Bizzarro, cieco, gonfio di scienze e degenerato, in questo secolo di luce e di sagacia, nell’ignoranza la più crassa, vuole comandare come un despota su un sesso che possiede tutte le facoltà intellettuali; pretende di godere della rivoluzione e di reclamare i propri diritti di uguaglianza, per non aggiungere altro.

Da Parigi al Perù, dal Giappone fino a Roma
L’animale più stupido, a mio avviso, è l’uomo
(Nicolas Boileau, 1636-1711)

 


 

Da decretare all’Assemblea nazionale nelle sue ultime sedute
o in quelle della prossima legislatura

 

Preambolo

Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di essere costituite in Assemblea nazionale.

Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna, sono le uniche cause di malessere pubblico e della corruzione dei governi, esse hanno deciso di esporre in una dichiarazione solenne, i diritti naturali inalienabili e sacri della donna, di modo che tale dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri della società, ricordi continuamente ad essi i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere comparati in ogni momento con le finalità di qualsiasi istituzione politica, ne escano maggiormente rispettati, affinché le rivendicazioni dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, siano sempre orientate verso il mantenimento della costituzione, della morale e del benessere di tutti.

Di conseguenza, il sesso superiore, per bellezza e anche per coraggio nelle sofferenze materne, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere supremo, i Diritti seguenti della Donna e della Cittadina.

Articolo 1
La donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.

Articolo 2
Lo scopo di tutte le associazioni politiche è quello di conservare i diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell’Uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all’oppressione.

Articolo 3
Il principio di sovranità risiede essenzialmente nella Nazione, che non è altro che l’unione della Donna e dell’Uomo : nessun corpo, nessun individuo, può esercitare l’autorità che non emani espressamente dalla Nazione.

Articolo 4
La libertà e la giustizia consistono nel rendere agli altri tutto ciò che a loro appartiene ; così, l’esercizio dei diritti naturali della donna non ha altri limiti che la perpetua tirannia che l’uomo le contrappone. Questi limiti devono essere riformati in base alle leggi della natura e della ragione.

Articolo 5
Le leggi della natura e della ragione proibiscono tutte le azioni nocive alla società; tutto ciò che non è proibito da queste leggi, sagge e divine, non può essere vietato e nessuno può essere costretto a fare quello che non è da esse prescritto.

Articolo 6
La legge deve essere l’espressione della volontà generale. Tutti i cittadini e le cittadine devono concorrere personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, alla sua formazione. La legge deve essere uguale per tutti: tutti i cittadini e tutte le cittadine essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammessi a tutte le dignità, posti e impieghi pubblici, in relazione alle loro capacità, e senza altre distinzioni se non quelle delle loro virtù e dei loro talenti.

Articolo 7
Nessuna donna fa eccezione. Ella sarà accusata, arrestata e detenuta nei casi previsti dalla legge. Le donne ubbidiscono come gli uomini a questa legge rigorosa.

Articolo 8
La legge deve prevedere solo pene strettamente e evidentemente necessarie, e nessuno può essere punito se non in virtù di una legge stabilita e promulgata precedentemente al delitto e legalmente applicata alle donne.

Articolo 9
A qualsiasi donna dichiarata colpevole, si applica tutto il rigore previsto per legge.

Articolo 10
Nessuno deve essere perseguito per le sue opinioni, anche quelle fondamentali. La donna ha il diritto di salire sul patibolo; ella deve avere ugualmente il diritto di salire sulla Tribuna, purché le sue manifestazioni non turbino l’ordine pubblico stabilito dalla legge.

Articolo 11
La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei più preziosi diritti della donna, poiché questa libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli. Ogni cittadina può dunque dire liberamente “sono la madre di un bambino che vi appartiene”, senza che un barbaro pregiudizio la obblighi a nascondere la verità; salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi stabiliti dalla legge.

Articolo 12
La garanzia dei diritti della donna e della cittadina necessita una maggiore utilità ; questa garanzia deve essere istituita per il vantaggio di tutti e non per l’utilità particolare di quelle a cui essa è affidata.

Articolo 13
Per il mantenimento della forza pubblica e per le spese dell’amministrazione, i contributi versati dalla donna e dall’uomo sono uguali; la donna partecipa a tutti i compiti, a tutti i lavori ingrati; deve dunque avere la stessa parte nella distribuzione dei posti, degli impieghi, degli incarichi, delle dignità e dell’industria.

Articolo 14
Le cittadine e i cittadini hanno loro stessi, o i loro rappresentanti, il dovere di constatare la necessità della contribuzione pubblica. Le cittadine non possono aderirvi se non qualora si ammetta una uguale ripartizione, non soltanto del patrimonio, ma anche dell’amministrazione pubblica e hanno il diritto di determinare l’aliquota, la base imponibile, la riscossione e la durata dell’imposta.

Articolo 15
La massa delle donne, coalizzate per la contribuzione fiscale a quella degli uomini, ha il diritto di chiedere conto della sua amministrazione a qualsiasi agente pubblico.

Articolo 16
Una società, nella quale non viene assicurata la garanzia dei diritti, né determinata la separazione dei poteri, non ha di fatto una costituzione. La costituzione è nulla se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione non ha cooperato alla sua redazione.

Articolo 17
Le proprietà sono di tutti i sessi riuniti o separati. Tutti hanno un diritto inviolabile e sacro alla proprietà. Nessuno ne può essere privato in quanto patrimonio vero della Natura, a meno che non lo esiga in maniera evidente la necessità pubblica, accertata legalmente, e a condizione di un giusto e preventivo indennizzo.

 


 

Nota conclusiva

Donna, svegliati. Le campane a stormo della ragione si fanno intendere in tutto l’universo ; riconosci i tuoi diritti. Il potente impero della Natura non è più circondato da pregiudizi, da fanatismo, da superstizione e da menzogne.
La fiaccola della verità ha spazzato via tutte le nuvole della stupidità e dell’usurpazione. L’uomo schiavo ha moltiplicato le sue forze, ha avuto bisogno di ricorrere alle tue per spezzare le proprie catene. Diventato libero, è diventato ingiusto nei confronti della sua compagna.

Oh donne ! Donne, quando la smetterete di essere cieche ? Quali sono i vantaggi che avete ottenuto nel corso della rivoluzione? Un disprezzo più marcato, uno sdegno più accentuato. Nei secoli di corruzione avete regnato solo sulla debolezza degli uomini. Il vostro impero è distrutto. Cosa vi resta quindi? La convinzione delle ingiustizie dell’uomo. La rivendicazione del vostro patrimonio fondato sui saggi decreti della natura. Cosa avreste da temere per una così bella impresa? La buona parola del legislatore delle nozze di Cana? Temete che i nostri legislatori francesi, correttori di questa morale, per molto tempo aggrappati ai rami della politica, che non è però più attuale, vi ripetano: “Donne, cosa c’è in comune tra voi e noi?”
Tutto, avreste da rispondere.

Se si ostinano, nella loro debolezza, a mettere questa incoerenza in contraddizione con i loro principi, opponete coraggiosamente la forza della ragione alle vane pretese di superiorità; riunitevi sotto lo stendardo della filosofia; dispiegate tutta l’energia del vostro carattere e vedrete presto questi orgogliosi, adoratori non servili, ai vostri piedi, ma fieri di condividere con voi i tesori dell’Essere Supremo.

Qualunque barriera vi oppongano, potete sormontarla, se solo lo vorrete.

Passiamo ora allo spaventoso quadro di ciò che siete state nella società; e visto che si tratta, in questo momento, di una educazione nazionale, vediamo se i nostri saggi legislatori penseranno con giudizio alla educazione delle donne.
Le donne hanno fatto più del male che del bene. La costrizione e la dissimulazione sono state la loro dote. Quello che la forza aveva loro sottratto, l’astuzia glielo ha reso; esse hanno fatto ricorso al loro fascino e anche il più irreprensibile degli uomini non riusciva a resistere. Il veleno, la spada, tutto veniva a loro sottomesso; comandavano tanto il crimine che la virtù. Il governo francese, soprattutto, è dipeso, durante alcuni secoli, dall’amministrazione notturna delle donne; il consiglio di gabinetto non aveva alcun segreto per la loro indiscrezione; ambasciata, reggenza, ministero, presidenza, pontificato, cardinalato; infine tutto ciò che caratterizza la stupidità degli uomini, profana e sacra, è stata sottomessa alla cupidigia e all’ambizione di questo sesso, una volta disprezzabile e rispettato e, a partire dalla rivoluzione, rispettabile e disprezzato.

In questa sorte di antitesi, quante osservazioni avrei da proporre! Ho solo un momento per fare ciò, ma questo momento catturerà l’attenzione dei posteri. Sotto l’Ancien Régime tutto era viziato, tutto era affetto da colpa; ma non potremmo intravedere un miglioramento delle cose nella stessa sostanza dei vizi? Una donna aveva solo bisogno di essere bella o amabile. Quando possedeva queste due qualità, aveva cento fortune ai suoi piedi. Se non ne approfittava, aveva un carattere bizzarro, o una filosofia poco comune, che la portava a disprezzare la ricchezza ; in questo caso veniva considerata come una sciocca. La più indecente si faceva rispettare con dell’oro. Il commercio delle donne era una specie di industria accettata nella classe più alta, che ormai non avrà più alcun credito. Se ne avesse ancora, la rivoluzione fallirebbe e, pur sotto altri rapporti, saremmo sempre corrotti. Tuttavia, può la ragione nascondersi il fatto che ogni altra strada è sbarrata alla donna, che l’uomo acquista come fa con lo schiavo sulle coste dell’Africa?  

La differenza è notevole, lo sappiamo. La schiava domina il padrone, ma se il padrone le concede la libertà senza ricompensa, in un’età dove essa ha perso tutto il suo fascino, cosa diventa questa sfortunata? Diventa oggetto di disprezzo; anche le porte della carità le vengono chiuse; è povera e vecchia, si dice; perché non ha saputo far fortuna? Altri esempi ancora più toccanti si offrono alla ragione. Una persona giovane senza esperienza, sedotta da un uomo che ama, abbandonerà i genitori per seguirlo; l’ingrato la lascerà dopo qualche anno e più ella sarà invecchiata con lui, più la sua incostanza sarà disumana. Se lei ha dei figli, lui l’abbandonerà lo stesso. Se è ricco, si crederà esonerato dal condividere la sua fortuna con le sue nobili vittime. Se qualche impegno lo lega ai suoi doveri, ne violenterà la forza, sperando nelle leggi. Se è sposato, qualsiasi altro vincolo perde ogni diritto.

Quali leggi ci vorrebbero quindi, per estirpare il vizio fino alla radice ? Quella della condivisione della fortuna tra gli uomini e le donne, e quella della amministrazione pubblica. Possiamo facilmente concepire che colei che è nata in una famiglia ricca, avrà molto da guadagnare con l’uguaglianza della ripartizione. Ma quella nata da una famiglia povera, anche se dotata di merito e virtù, cosa guadagnerebbe? La povertà e l’obbrobrio. Se lei non eccelle in misura notevole nella musica o nella pittura, non potrà essere ammessa ad alcuna funzione pubblica, malgrado possegga tutte le capacità Voglio offrire solo un cenno al tema, mi riprometto di approfondire l’argomento in una nuova edizione di tutte le mie opere politiche, che darò al pubblico tra qualche giorno, con alcune note.

Riprendo il mio testo riguardo la morale. Il matrimonio è la tomba della fiducia e dell’amore. La donna sposata può impunemente dare dei figli “bastardi” a suo marito e far loro condividere una fortuna che ad essi non apparterrebbe. Quella che non è sposata, ha solo un debole diritto: le vecchie ed inumane leggi le negavano, per i suoi figli, questo diritto sul nome e sul bene del loro padre, e nessuna nuova legge è stata emanata in merito.

Se tentare di dare al mio sesso una onorevole e giusta considerazione è considerato ora un paradosso da parte mia e come una missione impossibile, lascio agli uomini che verranno la gloria di trattare questo argomento; ma nell’attesa possiamo preparare il terreno attraverso l’educazione nazionale, il rinnovamento della morale e gli accordi tra gli sposi.

 

 


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