Gian Piero de Bellis

Considerazioni su Anarchia 2022
(Saint-Imier, 29-31 luglio 2022)

(2022)

 



Nota

Alcune considerazioni sull'incontro anti-autoritario tenutosi a Saint-Imier nel mese di luglio 2022.

 


 

Nei giorni 29-31 luglio 2022 molti libertari si sono ritrovati a Saint-Imier (Jura Svizzero) per celebrare i 150 anni dal Congresso dell’Internazionale  Anti-Autoritaria tenutosi proprio a Saint-Imier nel settembre del 1872.

Questo incontro ha fatto da preludio a un raduno ancora più grande, coinvolgente un maggior numero di persone, che dovrebbe tenersi, sempre a Saint-Imier, dal 19 al 23 luglio 2023.

Nel corso dell’incontro del 2022 sono stati organizzati vari eventi (proiezioni, discussioni, concerti) che hanno coinvolto circa 500 partecipanti venuti dalla Svizzera e da paesi limitrofi.

Il bilancio generale di questo evento è sostanzialmente positivo, sia per il fatto di aver riproposto l’attenzione sulla concezione anarchica che per aver attirato persone nuove alla scoperta del pensiero libertario. Al tempo stesso è necessario formulare alcune critiche (e autocritiche) che si appuntano, in particolare, su coloro che si qualificano apertamente come anarchici o lo sono da lunga data.

Sulla base dell’esperienza personale ricavata dai seminari e dai dibattiti a cui ho partecipato direttamente, vorrei presentare le seguenti considerazioni che sono, chiaramente, del tutto soggettive e quindi aperte a qualsiasi critica e correzione. Esse fanno riferimento a tre aspetti:

Conoscenze. Alcune persone con cui ho conversato mi hanno detto apertamente di essere venute per la curiosità di scoprire un tema per loro abbastanza nuovo (il pensiero anti-autoritario). In questo caso l’assenza di conoscenze è ampiamente giustificata ed è compensata dal desiderio di volersi documentare al riguardo. Sono sicuro che molte di queste persone ritorneranno l’anno prossimo con maggiori conoscenze sul pensiero e le pratiche anti-autoritarie e con il desiderio di approfondirle ancora di più. Quello che è invece meno positivo è il fatto che taluni anarchici di vecchia data mi sembrano avere dell’anarchia una

Conoscenza parziale. Conoscono solo alcuni slogan convenzionali del movimento anarchico (ad es. la proprietà è il furto) e alcuni episodi della sua storia (ad es. la guerra civile in Spagna) senza mai essersi dati la pena di approfondire le loro conoscenze. Avrebbero allora scoperto che Proudhon, che ha coniato la frase « la proprietà è il furto » ha anche affermato che « la proprietà è la libertà », dal che si deduce quanto complesso sia il tema della proprietà, non riducibile a slogan di comodo. Quanto alla guerra civile in Spagna, il fatto che gli anarchici abbiano partecipato, con quattro ministri, al governo di Largo Caballero (il Lenin spagnolo) la dice lunga sulle ambiguità e le ombre di quella esperienza che andrebbe studiata a fondo, senza miti e illusioni.

Conoscenza settaria. Molti anarchici del giorno d’oggi conoscono solo una parte della ricca elaborazione dei pensatori e attivisti anarchici del passato, e cioè la corrente a cui sono legati, in particolare l’anarco-comunismo e l’anarco-collettivismo. Sembra come se, per essi, il pensiero libertario si esaurisca in queste due visioni, e che tutti coloro che non si qualificano come comunisti o collettivisti non dovrebbero far parte del movimento. Classico caso di autoritarismo ideologico che non dovrebbe affatto esistere in un movimento il cui valore principale comune è per l’appunto l’anti-autoritarismo. Purtroppo, facendo presente questa intolleranza settaria si rischia di essere bollati come autoritari, come se l’ignoranza fosse una qualità da celebrare o da accettare supinamente (si veda lo slogan di  Emmanuel Goldstein, “l’Ignoranza è Forza”, e la sua Teoria e Pratica del Collettivismo Oligarchico).

Visibilità. Uno degli aspetti più inesplicabili del movimento anarchico in un momento in cui la tecnologia della comunicazione ha messo a disposizione di tutti strumenti fenomenali che ne dovrebbero esaltare la diffusione, è la sua mancanza di visibilità. Alcuni esponenti consolidati del movimento sembrano ragionare ancora in termini, assai romantici, di lotta clandestina, e di difesa della purezza del movimento dal contagio esterno. Essi hanno paura dell’arrivo di infiltrati e provocatori che, in passato, hanno avuto buon gioco ma che adesso sarebbero subito smascherati utilizzando proprio i mezzi di comunicazione, se solo si avessero le idee chiare sul messaggio e sulla pratica genuinamente anarchica (anti-autoritaria) e sostanzialmente non-violenta. Purtroppo, l’idea che la violenza debba essere parte integrante della tattica del movimento accomuna non solo parecchi che si qualificano come “anarchici”  ma anche tutti coloro che combatto l’anarchia, a difesa del loro potere autoritario. Per dare una idea della segretezza in cui alcuni vorrebbero che si svolgessero le riunioni, durante un seminario-dibattito, in occasione del recente incontro, mi è stato chiesto espressamente che la discussione non venisse registrata e trasmessa dalla radio approntata per l’occasione, come se fossimo lì a parlare di bombe e di bersagli a cui esse erano destinate. Inoltre, a una mia amica che prendeva delle foto per documentare l’evento è stato chiesto di astenersi dal farlo. In sostanza, alcuni vorrebbero che nulla trapeli all’esterno del loro gruppo chiuso. Come sia poi possibile che un qualche messaggio di liberazione e di invito alla pratica anti-autoritaria si faccia strada è un mistero che questi auto-proclamati anarchici dovrebbero chiarire una volta per tutte.

Progetti. Il punto più dolente è comunque il fatto che, rispetto a un passato fatto di sperimentazioni varie portate avanti sotto il segno dell’anarchia, attualmente non mi sembra che vi siano progetti di grande e profonda rilevanza che mostrino a tutti quello di cui sono capaci gli anarchici. E questo nonostante siano disponibili, anche in questo caso, strumenti tecnologici (informazione, produzione, scambi) che potrebbero essere impiegati, a basso costo, per far partire davvero centinaia di progetti. Altri lo stanno facendo ma non facendo riferimento espressamente alla concezione anarchica. Un tema in particolare su cui un progetto anarchico avrebbe un effetto dirompente è quello della moneta. Se gli anarchici si impegnassero sul tema degli strumenti per effettuare gli scambi, sulla scia del pensiero di Proudhon e di Greene, essi darebbero un colpo micidiale allo stato e al suo monopolio monetario. Purtroppo, la forma mentale degli anarchici tradizionalisti non è adatta neanche a esplorare la possibilità di far partire simili progetti. Se alcuni lo facessero, questi progetti verrebbero subito caratterizzati come cedimenti al capitalismo e, se avessero successo e portassero ad avere disponibilità di risorse atte a finanziare altri progetti, i suoi promotori sarebbero bollati come capitalisti e sarebbero ostacolati da anarchici duri e puri per i quali, la persecuzione, la sconfitta e la miseria sono segni indiscutibili che si è, da buoni masochisti, sulla strada giusta.

Purtroppo, se questi aspetti continueranno ad essere presenti nelle componenti storiche attuali del movimento, sarà molto difficile operare un cambiamento di paradigma, dallo statismo-autoritarismo all’anarchia e al superamento dell’autoritarismo. C’è solo da augurarsi che nuove persone si sentiranno attratte dal messaggio degli esponenti classici dell’anarchia ed è per questo che i loro scritti e le loro esperienze vanno ripresi e diffusi.

Come si è soliti dire: la speranza è l’ultima a morire.

 


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